L'educazione insegna anche a condividere momenti di relax
Per alcuni non c’è differenza, altri parlano di addestramento. Il termine educazione nel mondo cinofilo è ancora in fase di elaborazione. Ma quali sono le differenze tra loro?
- L’educazione è quella parte che si occupa di insegnare al cane a convivere e accettare con tranquillità regole che non gli appartengono. Qui va fatto un inciso: prima di procedere a dettare queste regole di vita il proprietario deve preoccuparsi di accreditarsi agli occhi del suo cane, imparare a destare il suo interesse, essere il suo riferimento. La famiglia umana è per il cane il branco di appartenenza e i suoi componenti devono essere per lui un esempio. Questo è il primo passo verso l’educazione. Anche per noi è valido lo stesso principio: se non si ha stima e considerazione di chi ci insegna non ascoltiamo ciò che ha da dirci. Il cane è costretto a imparare le noste regole perchè vive con noi: non deve saltare addosso, non deve scavare, non deve mordere, non deve scappare, non deve appropriarsi del cibo lasciato incustodito… potrei andare avanti all’infinito.
- L’addestramento è invece un programma attraverso il quale il cane impara degli specifici esercizi performativi come il “seduto”, “terra”, “resta”, “porta”….
Nonostante la zooantropologia stia, fortunatamente, prendendo sempre più piede, esistono ancora addestratori vecchio stampo (spesso neanche tanto vecchio) che vendono per educazione l’addestramento rimaneggiato. A volte affrontano dei veri problemi comportamentali, che per altro non sanno riconoscere, con il classico “piede”, “avanti”, “indietro”, “strappo con il guinzaglio” e via dicendo.
Per educare il nostro cane bisogna, in un primo momento, dimenticarci delle performance. Per essere più chiara traccio un parallelo comportamentale con noi esseri umani: quando educhiamo un bimbo facciamo in modo di insegnargli prima delle regole sociali che gli consentano di vivere bene nel contesto civile, iniziando dalle più elementari: “pulisciti la bocca”, “non si parla con la bocca piena”, “ringrazia”, “saluta”… Non gli insegnamo subito a sciare, suonare il piano, dipingere, ballare, giocare a tennis, nuotare. Se così fosse avremmo dei meravigliosi agonisti che però male si relazionerebbero con il loro prossimo, maleducati, cafoni, ignoranti.
Se pensiamo che educare il cane significhi solo fargli eseguire i comandi, rischiamo di avere dei soggetti bravissimi in prove di abilità ma frustrati e non equilibrati. Lavorando solo sull’obbedienza li assoggettiamo a noi ma trascuriamo i loro bisogni etologici.
Avete mai provato ad assistere a delle gare? Sono molti i cani che ansimano, hanno lo sguardo vitreo e sbarrato, sono litigiosi con i loro simili. Bravi atleti ma squilibrati nella vita di tutti i giorni.
In sintesi:
- prima si costruisce un buon rapporto, poi si impartisce l’educazione e infine si inserisce l’addestramento. Per il resto della nostra vita insieme ci divertiremo a miscelare ed equilibrare questi tre fattori. Più difficile a dirsi che a farsi, anche perchè i nostri cani non aspettano altro che collaborare con noi e sanno essere dei compagni pazienti e magici.
Volendo intraprendere questa strada è importante scegliere e affidarsi a un professionista che tenga in considerazione tutto questo e che lavori utilizzando il metodo cognitivo-zooantropologico, mirato a valorizzare la relazione tra uomo e animale – in questo caso la relazione tra voi e il vostro cane.