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Lola e me. Una crema color pastello.


rotolate con firma(Small)Lola sei davvero speciale.

Ora mi stai abituando a piccoli passi alla tua assenza. Manchi sai? Ho trasferito al piano inferiore il cesto con le medicine e le medicazioni, il cesto con le tue leccornie pure. Il tuo fagiolo nel mio studio non ha più motivo di rimanere; non lo usavi più da tempo. E’ sparito anche il telo che mettevo sul tappeto per farti rosicchiare gli ossetti in tranquillità Piano piano la casa sta tornando come prima, “prima di te”. Vuota! La passerella che avevo messo sulle scale per aiutarti a salire, sta sparendo un pezzo alla volta per essere utilizzata fuori, in giardino, dove anche lì ora fai fatica, tanta fatica ad alzarti. Di notte, se non piove rimani fuori e io torno a dormire nel mio letto, cosa che da tempo non facevo, preferendo starti vicino per alleviare i tuoi momenti di ansia notturna. Lentamente, inesorabilmente, mi stai scivolando via. Impotente assisto all’assottigliarsi del nostro tempo insieme. Ma sei ancora qui, con me. Dal mio studio il tuo respiro, lento, pesante, mi giunge dal piano inferiore. Ogni attimo che ancora abbiamo lo assaporo. Mi piace medicarti, mi piace massaggiarti con il ghiaccio per aiutarti a sopportare il caldo, mi piace dormire accanto a te sul divano nelle notti di pioggia. Gesti sempre fatti, come prepararti la pappa, ora assumono un valore incommensurabile .
Ti scrivo ora, Lola, perché non so se riuscirò a farlo “dopo”. Mi hai riempito la vita, mi hai fatto conoscere un mondo parallelo, che ho imparato a rispettare con il più profondo del mio essere. Quel mondo che oggi cerco di fare conoscere ad altri. Un mondo fatto di condivisione, empatia. Fondersi in una cosa sola mantenendo ognuno la propria identità, come una bella coppa di gelato variegato! Mi hai seguita in ogni mia iniziativa fino a quando ti è stato possibile poi, anche lì, piano piano mi hai mandata da sola.
A piccoli passi, Lola, mi stai abituando. Non mi rimane che chiederti, se puoi, di sollevarmi da quell’immane peso di dovere scegliere per te.
Non so come sarà: so che nessuna persona, nessuna filosofia, corrente di pensiero, può insegnarmi a come affrontare la tua perdita. Io e te un binomio unico, irripetibile, come unico e irripetibile sarà il mio dolore che in maniera unica e irripetibile cercherò di affrontare con la consapevolezza di averti lasciato sempre la tua identità, di avere condiviso un’ esistenza “degna di un cane”, non averti umanizzata. Lola tu non mancherai a me, mancherai alla mia vita.
Il nostro gelato si sta sciogliendo, le onde spumose, colorate, sono ormai quasi sparite per lasciare posto ad una crema vellutata, color pastello. Si sta intiepidendo e il suo sapore si gusta appieno. Il nostro gelato non è mai stato tanto buono come oggi Lola.

 

Giocare per amore


giochiamo?Le potenzialità del gioco per creare relazione con il nostro cane sono inimmaginabili. Nella vita frenetica di tutti i giorni si rischia di non coinvolgerlo in attività ludiche a lui pertinenti. I figli, la casa, il lavoro che si protrae oltre l’orario grazie anche ai cellulari, rischiamo di trascurare un’esigenza per lui fondamentale. Dedicandogli del tempo, condividendo momenti fatti di attività come gioco, passeggiate, vita in famiglia, si crea una relazione affettiva, si educano. Si ottiene molto di più così che non attraverso sgridate, punizioni, imposizioni. Condividere e dedicarsi sono strumenti più efficaci. Riscoprire il gioco semplice approfittando di momenti semplici, come quando cuciniamo: nascondere un boccone di scarto e poi cercarlo insieme, oppure nasconderlo nella sua copertina o metterlo in una scatola – anche solo quella dalla pasta – e farglielo conquistare. Il gioco è un mezzo per comunicare, attraverso il gioco gli trasmettiamo amore.

 

E’ mio! Come togliere qualcosa dalla bocca del cane.


prova a prendermelo!

prova a prendermelo!

Andiamo per gradi:
1) E’ un cucciolo o un cane adulto?
2) Quanto è importante per il cane la risorsa che ha in bocca?
3) Che tipo di relazione è stata instaurata con il proprio cane?
4) Perché vogliamo toglierglielo? E’ pericoloso ciò che sta mangiando?
5) A che razza appartiene?

Ora potrei consigliare passo per passo come insegnare il “lascia” ma ci sono una serie di fattori, compreso il mio metodo educativo, che non mi fanno generalizzare.

Invece mi soffermo sui punti sopraelencati:
1) E’ molto più semplice instradare un cucciolo a farci lasciare volentieri ciò che gli interessa, piuttosto che un cane adulto con un istinto possessivo già ben sviluppato
2) Quanto è importante la risorsa per il cane? Tutto non ha lo stesso valore! Cibo, osso, gioco, oggetto trovato in passeggiata… Non solo non hanno lo stesso valore ma l’importanza che il cane gli attribuisce cambia in base al contesto (dove si trova), allo stato emozionale, al suo personale limite della distanza individuale (prossemica) e, quindi, da chi viene avvicinato. Per farvi un esempio, noi uomini potremmo fare un casino inenarrabile se ci fregassero l’ultima sigaretta che abbiamo nel pacchetto, mentre ne faremmo molto meno se ci fregassero un pacchetto intero ma ne avessimo un altro di scorta. La nostra reazione dipenderebbe anche da CHI ci frega e dove. Un amico? Un parente? Un conoscente o uno sconosciuto? A casa, in un bar, mentre camminiamo, in auto? Provate a pensare come cambierebbe la vostra reazione per difendere la stessa risorsa e poi immaginate il tutto adeguandolo al vostro quattro zampe.
3) Che tipo di relazione è stata instaurata con il proprio cane? Saremo avvantaggiati se riusciremo a fargli capire che la nostra vicinanza non è un pericolo e non vogliamo rubargli nulla. Questa è una convinzione che dobbiamo creargli utilizzando momenti anche brevi ma proponendo esercizi precisi per rinforzare il legame. Ci sarà utile per lavorare anche sulla prevenzione, in assoluto la tattica migliore per ottenere un rapporto sano ed equilibrato ed evitare spiacevoli sorprese.
4) Perché vogliamo togliergli qualcosa? Lo facciamo per educarlo, quindi sempre piacevolmente, seguendo tutti gli “step” del caso, o perché sentiamo il bisogno di fargli capire “chi comanda”? Qui fate molta attenzione perché il risultato sarà diverso, come dal giorno alla notte, su tutti i fronti, compreso quello relazionale. Nel secondo caso rientriamo ancora nella vecchia scuola di pensiero di “cane/padrone” (padre padrone). Io comando tu obbedisci, non pensi, non hai emozioni, devi fare tutto quello che ti dico io. (Che schifo! n.d.r.) Tuttavia, se ha preso qualcosa di pericoloso, dobbiamo assolutamente intervenire e se lo avremo educato con piacevolezza, gentilezza e avremo instaurato un rapporto basato sul rispetto reciproco, potremo farlo senza problemi o comunque saremo in grado di gestire la situazione.
5) Di che razza è? Credo che ormai si sappia che le peculiarità di razza sono fondamentali nell’educazione del cane. Sarà più semplice insegnare a lasciare qualcosa a un retriver piuttosto che insegnarlo a un terrier. Se avete un “fantasia” è probabile che predomineranno i tratti caratteriali della razza che si intuisce.

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Trattando l’argomento in questione (per chi si è perso “come togliere un oggetto dalla bocca di un cane”) non posso non parlare del ringhio. Fa parte della comunicativa del cane e ben venga! E’ un avviso! Il cane ci dà modo di rivedere il nostro comportamento. Far finta di nulla, sottovalutarlo, credere che “tanto il mio cane non mi morde”, sono atteggiamenti e convinzioni molto frequenti ma, purtroppo errati. Se il nostro cane ringhia utilizza un comportamento corretto; non ci sta sfidando ma non sta nemmeno giocando. Inibirgli questa comunicativa è pericoloso; potrebbe imparare che è meglio passare direttamente al morso. Il cane, come noi, è un individuo sempre in divenire e si modifica, acquisisce competenze, in base alle esperienze che vive.

Aapppproposito di competenze…. Quali sono le nostre in merito all’interpretazione del linguaggio del corpo del nostro cane? Segnali, vocalizzi, posture. Siamo in grado di contestualizzarli? Capiamo se è rilassato o nervoso, preoccupato, teso, attento o guardingo (differenza sostanziale)?  Ci accorgiamo dei nostri segnali, vocalizzi, posture? Siamo in grado di contestualizzarli? Stiamo parlando di COMUNICAZIONE. Il nostro cane capisce già se giochiamo, siamo nervosi, tesi, a disagio o rilassati. Lui lo sa già! Per noi, invece, NON è così naturale comprendere cosa effettivamente vuole dirci. Gli attribuiamo comportamenti umani e, incappando in questo trabocchetto, pigliamo “pesci per granchi”: non riusciremo mai a capirci davvero.

Ora se pensate che dopo tutte ‘ste chiacchiere le indicazioni per farci lasciare le cose dal nostro cane non le ho date, allora non mi sono spiegata bene e in futuro cercherò di migliorare la mia comunicativa.

Se invece pensate che siamo NOI a dover imparare come farci lasciare qualche cosa dal nostro cane, se pensate che non dobbiamo generalizzare ma, invece, approfondire la sua conoscenza ed elaborare linee guida personalizzate, chiare ed efficaci per ottenere collaborazione e comportamenti gioiosi, allora ho fatto centro! Siete pronti per mettervi “sulle orme del vostro cane e percorrere un sentiero tutto da esplorare”. Code al Vento a tutti!

 

Aria di primavera


Ascoltare il mondo

Ascoltare il mondo

Ieri sera su Milano grandine. Temporali anche a Varese.
Ma la primavera è alle porte e ce lo annuncia con le sue gemme e i suoi germogli in ogni dove.
Con la primavera si risvegliano i sensi!
Vista:
D’inverno abbiamo passato molto tempo al chiuso e il nostro campo visivo si è ridotto. Abbiamo abituato i nostri occhi a focalizzarsi solo su oggetti vicini. In primavera iniziamo ad uscire più spesso e guardiamo lontano abbracciando panorami meravigliosi, rivediamo colori quasi dimenticati. Rialleniamo i muscoli oculari e ritroviamo forze interiori. Ascoltare osservando!
Udito:
E’ la seconda parte emotiva del nostro cervello. In primavera alleniamo l’udito alle lunghe distanze. Immergersi nel silenzio ma scoprire che silenzio non c’è: cinguettii, mormorii di corsi d’acqua, vento tra i rami ancora nodosi come mani di nonni affettuosi. Riusciamo più facilmente a prendere le distanze da eventi deprimenti. “Ascoltando lontano” andiamo oltre noi stessi ed accogliamo energia e forza.
Tatto:
In inverno non mettiamo i nostri polpastrelli a contatto con la natura. Tornare a fare passeggiate nei boschi e nei prati. accarezzare foglie, petali di fiori, appoggiare il palmo delle mani al tronco di qualche albero, lavarsi le mani in un ruscello; piaceri incommensurabili da riscoprire. Ascoltare toccando!
Olfatto:
Il più arcaico dei nostri sensi, mediatore tra spirito e materia, ci mette in relazione con il mondo riportando alla mente anche i ricordi più lontani, sopiti nella nostra memoria. L’odore della pioggia, dell’erba bagnata dalla rugiada, gli odori del tramonto sempre più tardivo, il profumo dei fiori e i ricordi della nostra giovinezza resi da Messer Tempo tutti belli. Ascoltare attraverso l’olfatto!
Gusto:
Cambiano le esigenze delle nostre papille. Apprezziamo gusti più freschi e delicati, apprezziamo cibi più naturali. Anche il gusto suscita ricordi e anch’esso è collegato alle emozioni. Assaggiare e ricordare un determinato luogo o momento… Anche il gusto è quel trait d’union tra il nostro inconscio e la nostra memoria. Ascoltare assaporando!

E i nostri cani? I loro sensi sono come i nostri? Come e cosa percepiscono attraverso di essi?
Venite a scoprirlo alla conferenza “Ascolta il Tuo Cane” che terrò il 7 aprile per Varese Corsi. Una sua parte sarà dedicata a questo. Vi aspetto per accompagnarvi alla scoperta del vostro cane!

 

Ironia per una realtà da cani: ovvero “non svegliate il can che dorme”.


Copio e incollo, pari pari, una e-mail che mi ha inviato un affezionato. Mi segue spesso nelle mie conferenze ed ha iniziato con Varese Corsi. I concetti per sviluppare una buona relazione con il suo cane sono a lui molto chiari, sembra però che non si possa dire altrettanto degli altri componenti della famiglia (che conosco). Il suo modo divertente di esporre i fatti lascia anche spazio per “digerire” che il cane ha emozioni e bisogni che vanno rispettati se rispettiamo lui.

Ovviamente modifico i nomi per non “smascherare” il mio simpaticissimo amico.

“Innanzitutto, carissima,

buon anno.

Tu sai bene che Fufi e’ il prototipo assoluto della mansuetudine, eppure ieri, per la prima volta, l’ho visto digrignare i deni non per il suo abituale sorriso, ma con intenzioni aggressive.

E nei confronti di mia moglie, e con le migliori ragioni. Lei lo stava coccolando dopo averlo svegliato e lui ha palesemente mostrato di non gradire le attenzioni: lei ha continuato e lui si e’ rivoltato, giustamente.

Ho seguito il tutto in parte da un’altra camera, sentendo i suoi lamenti di palese insofferenza, e poi ho visto il tentatico di “rivolta”, Per fortuna perche’ lei voleva dargliele, come se la colpa fosse di Fufi e non della sua prepotenza previcatoria.

Peccato non l’abbia morsicata !!!

Forse e’ un esempio che puo’ servirti nelle tue sempre avvincenti conferenze: anche il cane piu’ mansueto non puo’ sempre essere disponibile ai capricci dei padroni, che non devono considerarlo, pur affettuosamente, un gocattolo di cui disporre liberamente.

W FUFI !!!!!!!!!!!!!!!

Un abbraccio

 

Natura e cultura


Natura (genetica) e cultura (ambiente).
Le differenze comportamentali, da soggetto a soggetto, sono influenzate dalla genetica e l’ambiente influenza il loro sviluppo.
In parole povere quando decidete di accogliere un cane valutate le caratteristiche di razza per orientarvi verso quelle più consone al vostro stile di vita, informatevi sul carattere dei genitori e accertatevi che gli allevatori abbiano iniziato la prima parte del percorso di socializzazione verso altre specie (compreso l’uomo – bambini, maschi, femmine e cani di razze diverse dalla sua) e, almeno un pochino,  verso l’ambiente urbano (rumori, diversità di terreno, oggetti vari). Più questa fase sarà gestita con professionalità e competenza più il vostro percorso insieme al nuovo amico sarà agevolato. Quindi mai inserirlo in famiglia prima dei 2 mesi (meglio 9-10 settimane). Se queste semplici regole verranno rispettate voi avrete il “solo” compito e il dovere di mantenere il suo equilibrio e costruire insieme un legame fatto di reciproca soddisfazione. Riequilibrare può invece essere molto impegnativo, a volte nemmeno possibile; questo dipenderà dalla genetica e dalle esperienze  vissute dal cucciolo.  Ergo, una volta capito su che razza orientarvi, selezionate almeno 2-3 allevamenti per poterli confrontare. NO NEGOZI, FIERE E TUTTE QUELLE CONDIZIONI CHE NON CONSENTONO DI VALUTARE QUANTO SOPRA.
Per i canili il discorso è diverso. Saggia decisione adottare un ospite di queste strutture! Ma attenzione…l’amore a volte non basta. Se i volontari sono responsabili, preparati professionalmente, dopo avervi fatto una serie di domande (alle quali dovrete rispondere sinceramente), vi proporranno dei soggetti compatibili con le vostre abitudini. Accettate i suggerimenti…  Andare dove vi porta il cuore in questo caso potrebbe non essere la mossa giusta.
L’adozione di un cane, qualunque cane (o qualunque altro essere vivente), è una scelta importante. Tutti hanno il diritto di non soffrire, noi uomini abbiamo il dovere di garantirne il benessere  anche se questo potrebbe portare a…rinunciare all’adozione stessa.

 

MANTENIAMO LA DISTANZA, PLEASE


 

Acquisiamo consapevolezza del fatto che anche noi uomini siamo animali e in quanto tali condividiamo e attiviamo gli stessi comportamenti delle altre specie, sia predati che predatori. Il motore comune è l’istinto alla sopravvivenza. Lo attiviamo con tutto quello di cui siamo capaci nel momento in cui ci si sente minacciati. Una delle principali cause di aggressione da parte di nostri cani è la violazione della loro distanza di sicurezza che anche noi uomini abbiamo. In termini scientifici, se può interessare, dicasi “ Prossemica, ovvero il rapporto individuale con lo spazio”
Per l’uomo si possono distinguere 4 distanze prossemiche ognuna delle quali ha una fase di vicinanza e una di lontananza: ovvero da un minimo a un massimo che non sto a specificare in questa sede.
- Distanza intima: sconfina nel contatto fisico, si avverte l’odore e il calore dell’altro, si usa un tono di voce basso. Un esempio di questa distanza è quella usata tra partner.
- Distanza personale: si può toccare l’interlocutore ma senza avvertirne odore e calore, lo si guarda un po’ meglio negli occhi. Utilizzata  solitamente tra amici
- Distanza sociale: adottata nei rapporti formali tra, colleghi, negozianti ecc, ecc,
- Distanza pubblica: questa viene adottata tra il nostro gruppo (anche di due persone) e un altro (ad esempio su un prato, in spiaggia, ecc, ecc,)
Il tipo di atteggiamento da parte di chi ci avvicina, calmo e tranquillo oppure frenetico, chiassoso e violento, produrrà in noi reazioni e modifiche nell’accettare o meno la diminuzione di tali distanze.
Questi dati sono stati acquisiti scientificamente attraverso lo studio delle parti del corpo delle varie specie. In questo caso gioca il ruolo chiave l’Amigdala, una delle strutture più primitive del cervello che processa le emozioni e attiva il linguaggio del corpo.
TUTTO QUESTO SI TRASFERISCE ANCHE AGLI ALTRI ANIMALI, NELLO SPECIFICO – DATO IL MIO LAVORO – AI CANI.
I tipi di distanza sono simili alle nostre.
- Distanza pericorporale
- Distanza critica
- Distanza di sicurezza
- Distanza di gruppo e, allargando un po’ l’argomento ma non trattandolo il questo contesto,
- Spazio territoriale
Ogni singolo soggetto ha una sua personalissima distanza individuale e quindi sta a noi imparare a conoscere dove cominciano e dove finiscono i confini del nostro cane. In questo modo saremo in grado di rispettarli o di utilizzare un approccio non repentino, minaccioso ed invasivo, causa di reazioni come fuga, aggressione o congelamento.
Queste ultime reazioni, oltre a essere legate al nostro atteggiamento tengono conto anche del luogo in cui avviene l’avvicinamento. In base alla situazione, il cervello (non entro nel merito di quale parte) elabora il comportamento più idoneo per sopravvivere. Le esperienze vissute precedentemente dal cane, la genetica e il suo carattere faranno sì che decida di attaccare, scappare, congelarsi (freeze) o attivare comportamenti sostitutivi (flirt). Se non hanno vie di fuga quasi sempre attaccano, esattamente come faremmo noi se fossimo minacciati e fossimo con le spalle al muro.
ERGO…. Torniamo sempre al discorso di base: sapere come ragionano, pensano, riconoscere le emozioni, riconoscere i loro istinti vi aiuterà a gestire i loro comportamenti e prevenire situazioni spiacevoli. Concludo col motto greco “conosci te stesso” e io aggiungo “per conoscere il tuo cane

Distanza individuale (1) Distanza individuale (3)

 

Ozio e attività sfrenato: la virtù sta nel mezzo (n° 2)


Vediamo cosa si deve tenere in considerazione per proporre al nostro cane qualche attività che gli consenta di occupare il tempo, soddisfandolo e gratificandolo. Potrei consigliarvi delle attività specifiche, gioco, fiuto, tuttavia non è così semplice perché bisogna tenere in considerazione i fattori variabili come età, razza, “personalità”, ambiente abitativo, famiglia ecc. ecc. Il Dottor Joel Dehasse fornisce una formula molto semplice, che cercherò di semplificare ulteriormente, che ci permette di reinventarci creando delle occupazioni pensate esclusivamente per il nostro lui. Partiamo dal dato certo che un cane dovrebbe fare 5 ore di attività AL GIORNO con le variabili del caso ovviamente. Può masticare un osso 5 ore? Può passeggiare per 5 ore? Certamente no. Equivarrebbe a guardare la tele per 8 ore, palestrarci per 8 ore, leggere per 8 ore. Una sola attività per 8 ore. Non è possibile, non stiamo equilibrando i nostri bisogni. Lo stesso vale per il cane. Quindi…. Mangiare, masticare, muoversi, giocare, pensare, e … abbaiare o meglio, più ampio, vocalizzare. Tralasciamone altre che i cani di famiglia non possono mettere in atto (delle quale tuttavia avrebbero bisogno). Analizziamo l’attività alimentare: il cane è un predatore. Caccia; fiuta, si attiva mentalmente per arrivare a catturare una preda che si è nascosta in posti difficili da raggiungere, fa parecchio movimento, quando la cattura la mastica e rimastica, ci impiega a volte giorni per arrivare a segno. Il nostro lupacchiotto casalingo cosa fa per mangiare? NIENTE!!! La ciotola arriva già piena, la sbaffa in un nano secondo senza masticare (se sta bene è vorace). Che tristezza… Su un po’ di vita…. Attiviamoci… Nascondiamogli la ciotola, facciamogliela trovare oppure, meglio ancora, crocchette sparse tipo miglio in giardino…. Se non possiamo nascondiamo per casa mucchietti di crocchette (o della sua pappa), sempre in posti diversi. Oppure mettiamole in un gioco dispenser come il Pipolino – attrezzo infernale inventato sempre dal machiavellico Dottor Joel Dehasse. L’attività alimentare coprirà almeno 1 ora (con il pipolino) delle 5 del suo fabbisogno e includerà anche moto, masticazione, gioco, attivazione mentale: tutto in uno. Ora bisogna coprire il fabbisogno giornaliero delle altre 4 ore. Per questo si deve conoscere bene il nostro cane e sapere per cosa è più portato e cosa invece non gli piace fare. Non date per scontato che se avete un cane con caratteristiche di razza ben specifiche dovete assolutamente attenervi al suo “libretto delle istruzioni”… Ci sono delle eccezioni. Ho educato un Border (anzi ho educato il suo proprietario) al quale il lavoro non gli passava “manco p’a’ capa”. Si voleva fare delle belle passeggiate rilassanti, fiutare, conoscere altri cani, giocare… non bisognava sottoporgli attrezzi di alcun genere, niente agility, obidience ecc, ecc, Il suo due zampe stava vendendo l’anima al Diavolo pur di vederlo sereno quindi si è allestito un “campo” in casa ma la cosa non funzionava. Lo portava anche a fare sheep dog. Gli continuava a chiedere cose che, per una serie di fattori – nonostante fosse un Border – non era in grado di fare. Per concludere vi consiglio il libro scritto dal Dottor Dehasse “il mio cane è felice?”. Credo possa esservi d’aiuto per trovare il giusto equilibrio. Naturalmente avvaletevi dell’aiuto di un educatore per mettere in atto le strategie giuste. Un’ultima cosa…. Molti problemi legati al comportamento del cane sono causati dalla sua inattività ma capita anche che ci siano in atto patologie oppure altri fattori per i quali occupare il cane non sia sufficiente . Se avete questo dubbio rivolgetevi ai professionisti del settore che avranno le competenze per “stanarli”. Buon divertimento!

 

Millan morsicato da un labrador (finalmente)!


Sembra un titolo da prima pagina. A dire il vero per me lo è. Era tempo che aspettavo questo momento, il momento in cui se lo prende in quel posto (un bel morso alla mano intendo). Avevo deciso di non parlare più del troglodita dell’educazione cinofila con il chiodo fisso della dominanza, del calcio in culo ben assestato, dell’annientamento per sfinimento ma “nun ce la fo”. ‘Sto video (che stranamente non è ancora stato oscurato), si merita il nobel.Immagine anteprima YouTube

Vediamo che succede. Dunque, stando ai primi secondi, il cane conosce già il cavernicolo e ne è preoccupato, infatti è titubante, a disagio e insicuro quando gli viene dato il cibo (sbatte molto gli occhi, gira la testa); probabilmente prima delle riprese il canaro se l’ era già lavorata un po’. Subdolamente Holly viene invitata a mangiare ma mentre lo sta facendo, non senza preoccupazione,  Millan la provoca mettendo le mani nella ciotola, suscitando una reazione assolutamente normale per chi si sta vedendo sottrarre la risorsa primaria in assoluto (se a noi rubano il portafoglio mica stiamo impalati a dire “va beh, pazienza”). Il cane in questione, decisamente equilibrato, con una snappata a vuoto lo avverte di piantarla ma il cavernicolo, seguendo il suo Karma del “ti faccio vedere chi comanda”, insiste nell’affrontare Holly a muso duro a mo’ di Mezzogiorno di Fuoco. La labrador (mica ha scelto un mastino napoletano per girare questo episodio) entra in conflitto: da una parte si sente minacciata e vuole difendersi dall’altra invia segnali di pacificazione (si lecca freneticamente, gira la testa e la abbassa, sbatte forte gli occhi, si sdraia e per cercare di attenuare lo stress alla quale è sottoposta, accenna uno sbadiglio. Praticamente gli sta dicendo:  “Senti non voglio litigare, lasciami in pace, levati dalle palle”.  L’Esperto che di tutto questo se ne frega (o meglio non conosce i segnali) a questo punto la ritiene domata-dominata e, come spiega al proprietario rilassata; con tutta la sua Energia Positiva che tanto pubblicizza, incomincia a gesticolare davanti al cane a mo’ di “Edward mani di forbice”. Quando la tocca sul muso per Holly è troppo (essere labrador non vuol dire essere pirla)! Una bella affondata di canini nella “gelida manina” le risolve la situazione ingombrante e preoccupante. Mister muscolo molla le ghiandole (se l’è fatta sotto) ma fa finta di niente e le si piazza fisso davanti. Il linguaggio del suo corpo tachicardico e pieno di adrenalina dice: “Cazzo… e mo che faccio? Non posso andarmene perdendo la faccia  (e la mano)”.  E rimane impietrito davanti al cane cercando di far passare il messaggio che “lui non cede”. Di fatto si sta facendo passare lo spavento e sta recuperando calma. Le sue mascelle contratte e digrignanti fanno palesemente trasparire la voglia di mettere mani e piedi sul cagnaccio ribelle ma meno male che c’è la telecamera.

Bene… ecco che succede quando si è imbullonati al concetto di dominanza, abbarbicati al concetto di sottomissione, aggrappati alla convinzione che con le maniere forti il cane capisce chi comanda.

Ci sono altri modi per insegnare al cane a non essere possessivo con la ciotola. Si deve convincere che non gli ruberemo la sua risorsa bensì gliene daremo ancora. Tempi e modalità vanno confezionati su ogni singolo caso ma è questo il concetto che deve passare: dare e non togliere! E’ un metodo infallibile, viene fatto nel rispetto del cane ed è privo di inutili brutalità.

Ora mi rimane un dubbio da dissipare. Qualcuno sa che fine ha fatto Holly? No perchè non vorrei che il jurassico, per salvarsi la faccia l’abbia definita indomabile, con tutte le conseguenze del caso.

 

Il linguaggio dei gesti


il linguaggio dei gesti“Un soffio della nostra bocca diventa il quadro del mondo, l’impressione dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti nell’anima degli altri. Dal moto di un soffio dipende tutto ciò che sulla terra gli uomini hanno pensato, voluto e fatto e ciò che faranno di umano; tutti noi ci aggireremmo ancora nelle foreste se questo soffio divino non ci avesse avvolti nel suo calore, e non pendesse dalle nostre labbra come un suono magico”. (Herder Johann Gottfried)

Ogni singolo uomo ha la capacità di stabilire una relazione attraverso la parola, suo primo modo di comunicare,  fondamentale sotto tutti i punti di vista.
In breve senza il linguaggio siamo privi di ogni capacità di significare e interpretare sia la realtà che ci circonda, sia la relazione con gli altri.

Va detto che i sempre più approfonditi studi sulla Programmazione Neuro Linguistica hanno consolidato l’opinione che la comunicazione verbale è da noi recepita per il solo 7% mentre giocano un ruolo molto più importante e significativo la comunicazione non verbale (gesti, posture, espressioni) e paraverbale (modulazione delle intonazioni della sua voce).

I cani sono dei veri e propri “guru” della PNL.
Privi della parola, per loro incomprensibile, si avvalgono di capacità strabilianti nell’interpretarci attraverso la nostra comunicazione  non verbale e paraverbale. A loro volta comunicano tra loro e con noi attraverso una gestualità  affascinante, intrigante e solo imparandola potremo capire ciò che vogliono dirci. Conoscerla ci permetterà di educarli creando un legame intenso ed empatico, scopriremo la loro semplicità  e potremo aiutarli a vivere meglio nella nostra società per loro molto repressiva.