Articoli con tag ‘relazione’

Lola e me. Una crema color pastello.


rotolate con firma(Small)Lola sei davvero speciale.

Ora mi stai abituando a piccoli passi alla tua assenza. Manchi sai? Ho trasferito al piano inferiore il cesto con le medicine e le medicazioni, il cesto con le tue leccornie pure. Il tuo fagiolo nel mio studio non ha più motivo di rimanere; non lo usavi più da tempo. E’ sparito anche il telo che mettevo sul tappeto per farti rosicchiare gli ossetti in tranquillità Piano piano la casa sta tornando come prima, “prima di te”. Vuota! La passerella che avevo messo sulle scale per aiutarti a salire, sta sparendo un pezzo alla volta per essere utilizzata fuori, in giardino, dove anche lì ora fai fatica, tanta fatica ad alzarti. Di notte, se non piove rimani fuori e io torno a dormire nel mio letto, cosa che da tempo non facevo, preferendo starti vicino per alleviare i tuoi momenti di ansia notturna. Lentamente, inesorabilmente, mi stai scivolando via. Impotente assisto all’assottigliarsi del nostro tempo insieme. Ma sei ancora qui, con me. Dal mio studio il tuo respiro, lento, pesante, mi giunge dal piano inferiore. Ogni attimo che ancora abbiamo lo assaporo. Mi piace medicarti, mi piace massaggiarti con il ghiaccio per aiutarti a sopportare il caldo, mi piace dormire accanto a te sul divano nelle notti di pioggia. Gesti sempre fatti, come prepararti la pappa, ora assumono un valore incommensurabile .
Ti scrivo ora, Lola, perché non so se riuscirò a farlo “dopo”. Mi hai riempito la vita, mi hai fatto conoscere un mondo parallelo, che ho imparato a rispettare con il più profondo del mio essere. Quel mondo che oggi cerco di fare conoscere ad altri. Un mondo fatto di condivisione, empatia. Fondersi in una cosa sola mantenendo ognuno la propria identità, come una bella coppa di gelato variegato! Mi hai seguita in ogni mia iniziativa fino a quando ti è stato possibile poi, anche lì, piano piano mi hai mandata da sola.
A piccoli passi, Lola, mi stai abituando. Non mi rimane che chiederti, se puoi, di sollevarmi da quell’immane peso di dovere scegliere per te.
Non so come sarà: so che nessuna persona, nessuna filosofia, corrente di pensiero, può insegnarmi a come affrontare la tua perdita. Io e te un binomio unico, irripetibile, come unico e irripetibile sarà il mio dolore che in maniera unica e irripetibile cercherò di affrontare con la consapevolezza di averti lasciato sempre la tua identità, di avere condiviso un’ esistenza “degna di un cane”, non averti umanizzata. Lola tu non mancherai a me, mancherai alla mia vita.
Il nostro gelato si sta sciogliendo, le onde spumose, colorate, sono ormai quasi sparite per lasciare posto ad una crema vellutata, color pastello. Si sta intiepidendo e il suo sapore si gusta appieno. Il nostro gelato non è mai stato tanto buono come oggi Lola.

 

Giocare per amore


giochiamo?Le potenzialità del gioco per creare relazione con il nostro cane sono inimmaginabili. Nella vita frenetica di tutti i giorni si rischia di non coinvolgerlo in attività ludiche a lui pertinenti. I figli, la casa, il lavoro che si protrae oltre l’orario grazie anche ai cellulari, rischiamo di trascurare un’esigenza per lui fondamentale. Dedicandogli del tempo, condividendo momenti fatti di attività come gioco, passeggiate, vita in famiglia, si crea una relazione affettiva, si educano. Si ottiene molto di più così che non attraverso sgridate, punizioni, imposizioni. Condividere e dedicarsi sono strumenti più efficaci. Riscoprire il gioco semplice approfittando di momenti semplici, come quando cuciniamo: nascondere un boccone di scarto e poi cercarlo insieme, oppure nasconderlo nella sua copertina o metterlo in una scatola – anche solo quella dalla pasta – e farglielo conquistare. Il gioco è un mezzo per comunicare, attraverso il gioco gli trasmettiamo amore.

 

Una conoscenza bestiale


zampamicaAd un corso frequentato agli inizi del mio percorso formativo ha partecipato una femmina di Husky che da cucciola era stata vittima di un incidente. Il trauma riportato le aveva fatto perdere l’uso di un occhio e delle zampe posteriori.  La sua proprietaria aveva preferito non raccogliere i consigli che le suggerivano la soppressione dell’animale. In barba al destino l’ha chiamata Gioia è l’ha munita di un ausilio a rotelle che le permettesse la deambulazione. Non ricordo che età avesse il cane quando ha partecipato al corso di educazione ma ricordo come sia stato possibile farle fare buona parte delle attività previste dal corso stesso.   Grazie alla conoscenza delle capacità cognitive del cane ed al corretto approccio da adottare abbiamo tutti visto ed imparato come un cane, anche se privato di una parte importante della sua motilità,  possa condurre una vita decorosa ed attiva. Valorizzare la sua mente e tenerla attiva gli consente un impegno pari a quello fisico, lo gratifica e sopperisce alla mancanza di attività motoria alla quale è obbligatoriamente costretto a rinunciare.

Fino a qualche anno fa questo non sarebbe stato possibile. L’addestramento del cane prendeva in considerazione solo l’aspetto performativo (l’esecuzione di comandi) e per questo Gioia non avrebbe potuto avere una vita serena o, forse, non avrebbe proprio vissuto. Fortunatamente tutto è in evoluzione e con l’avvento del metodo cognitivo-zooantropologico si è scoperto un nuovo modo di vivere con il proprio cane, valorizzando la sua diversità e abbandonando quel deleterio retaggio culturale che lo considerava un essere inferiore.

L’approccio cognitivo zooantropologico è scienza e non fantascienza. Si avvale degli studi di etologia, antropologia, psicologia, pedagogia, neuroscienze e biologia.

In due parole ecco perchè approccio “cognitivo-zooantropologico”:
- cognitivo: la mente del cane è attiva ed elaborativa e i comportamenti ne sono la sua espressione
-  zooantropologia: è la scienza che studia il rapporto tra l’uomo e le altre specie e si propone di far conoscere la straordinaria importanza della relazione con gli animali. In cinofilia l’incontro delle due entità uomo-cane dà frutto ad un rapporto teso a valorizzare, arricchire ed equilibrare tale relazione. Fornisce gli strumenti per capire a fondo il proprio cane e farsi capire da lui. Il cane non viene più considerato un soggetto passivo, “utilizzato” per vari scopi ma partecipa attivamente alle varie attività della famiglia che nel rispetto della sua diversità gli offre un corretto e coerente stile di vita.

L’approccio cognitivo zooantropologico è COMUNICAZIONE, principio su cui si fonda ogni relazione di successo.

Se vi capita di osservare il vostro cane e di chiedervi “chissà cosa pensa”, se sentite che tra di voi potrebbe esserci qualche cosa di più, se non vi giustificate alcuni suoi comportamenti, potete trovare le risposte che cercate con l’aiuto di educatori cinofili che si avvalgono di questo metodo e che vi accompagneranno nella scoperta del vostro cane e, sorprendentemente, di voi stessi.

 

Golia e il suo branco.


contemplazione

contemplazione

Ogni tanto i miei amici-clienti mi inviano foto e video dei loro cani.  E’ un modo per rendermi partecipe della loro  crescita, dei loro progressi e della loro vita insieme. Questa foto è stata accompagnata da un commento di Sandra che mi è particolarmente piaciuto: da esso trapela un’atmosfera calorosa di sintonia, amore, comprensione e allegria. Eccolo:

“Anche da cucciolo durante le uscite notturne per i bisognini, si sedeva a osservare il cielo, la luna, il paesaggio…… è un romantico!!!!

Vorrei sapere anch’io se in quei momenti pensa a qualcosa: proprio ieri prima di cena, io e Graziano eravamo seduti sul divano nella stanza che per noi è la nostra cuccia (sopratutto in questi tempi difficili!!!) e Golia si metteva davanti a noi, si appoggiava alle nostre gambe, ci fissava e noi ci chiedevamo: “Cosa ci vorrà dire”???? Ma!!!! Chi lo sa …. Per non sbagliare noi lo strapazziamo di coccole…… (non fanno male vero ? )
Baci buona serata

GoliaQuesta è … l’altra faccia della medaglia. Non è favoloso?

Un immenso grazie per la condivisione di questi momenti e per gli aggiornamenti sul vostro percorso insieme. Mi fa sentire molto realizzata sia come professionista che come amica.

Siete un gran bel branco!!

 

Cani e bambini.


E’ ormai risaputo che la presenza di un cane in famiglia è molto utile per lo sviluppo dei bambini per molteplici motivi:  imparano a responsabilizzarsi e ad accettare delle regole, apprendono dei comportamenti sociali e favorisce un corretto sviluppo della loro sfera affettiva.

Tutto questo però non si può realizzare senza la supervisione, il supporto, la responsabilità, l’educazione e la consapevolezza dei genitori che per primi devono conoscere le esigenze fisiche e psichiche dell’animale per trasmettere ai propri figli comportamenti corretti ed equilibrati.

La prima cosa da considerare prima di regalare un cane ai bimbi è che….

immagine tratta da Associazione 6 Zampe Onlus

Documentiamoci

 

Conoscere noi stessi per conoscere loro


Che cos’ è lo specismo

specismoIl filosofo Peter Singer definisce lo specismo nel modo seguente:

“Un pregiudizio o attitudine di una “specie” che parteggia per gli interessi dei propri membri, a discapito di quelli che appartengono ad altre specie.”

Lo specismo è il motivo comune per discriminare un individuo sulla sola base della sua appartenenza ad una specie. Le basi sono le stesse di quelle di chi nutre dei pregiudizi sulla razza (razzismo) e sull’ appartenenza ad un sesso (discriminazione sessuale). Quando si parla della sofferenza umana, in quanto Homo Sapiens, e la si considera più grave della sofferenza di un animale, si è per così dire colpevoli di “specismo”. Per lo stesso motivo la morte di un essere umano, dal momento che esso appartiene alla specie Homo Sapiens, è peggiore della morte di un animale. Una pratica lampante dello specismo è l’ industria della carne, la sperimentazione sugli animali e gli allevamenti per la produzione di pellicce. Lo specismo è un’ideologia le cui ragioni non si fondano su una base oggettiva. Non la si può giustificare con un’argomentazione logica, ma la si difende come un dogma, una verità divina.

Il più comune argomento nella storia della filosofia è che le umane capacità mentali, la parola e la cultura, permettono all’ uomo di utilizzare l’ animale. Oggi però è un’argomentazione facile da obiettare. L’ intelligenza è moralmente rilevante solo nei casi, per esempio, in cui si deve ottenere il diritto di voto o il diritto di prendere la patente ecc. Gli animali non hanno (come d’ altronde i bambini e i ritardati mentali) alcun interesse verso questi diritti, ma lo hanno verso quelli fondamentali, ovvero il diritto alla vita e alla libertà, di evitare le torture, eccetera, cioè i bisogni che non hanno nulla a che vedere con l’ intelligenza dell’individuo. Se intendessimo che l’ intelligenza sia moralmente rilevante, significherebbe che bambini ritardati potrebbero essere sottoposti a dolorosi esperimenti scientifici oppure potrebbero essere allevati per produrre cibo. L’ errore di fondo di questa argomentazione è il pensare che la nostra superiorità intellettuale ci dia una posizione (di superiorità) morale.

Che gli animali abbiano un QI inferiore di quello di un essere umano medio è sicuramente un motivo per non dare agli animali il diritto di andare all’ università, ma non la scusa per provare gli effetti di un concentrato di shampoo nei loro occhi. Quando si versa shampoo negli occhi di un coniglio per testare i danni di un prodotto da commercializzare, causandone la cecità, che rilevanza ha l’ intelligenza limitata del coniglio? Un essere meno intelligente non soffre meno di uno più intelligente nell’avere shampoo negli occhi. In questa situazione l’intelligenza non è rilevante così come non lo è il colore delle pelle, il sesso, o l’appartenenza ad una specie.

La sofferenza degli animali deve essere considerata tanto dolorosa quanto quella degli esseri umani. Essere uccisi capita raramente indolore, perciò non dovremmo mettere fine ad una vita felice, sia essa consapevole o no. Tenendo conto che molto raramente ci troviamo in situazioni dove dobbiamo scegliere tra la vita di un animale e quella di un essere umano, sarebbe meglio, di regola non uccidere mai, indipendentemente dalla capacità intellettuale l’individuo in questione. Tanto l’uomo quanto l’animale non esistono per essere utilizzati. Gli animali del mondo esistono per essi stessi. Non furono fatti per gli uomini, più di come i neri per i bianchi o le donne per gli uomini.

 

Pensieri d’amore


Ho intitolato questo post “pensieri d’amore” perchè è molto amore che da queste parole trapela. Un amore consapevole dei limiti che abbiamo noi umani nella relazione con i nostri cani. Mattia ha saputo esprimere nel migliore dei modi quello che anch’io mi sorprendo a considerare e pensare del mio rapporto con Lola.

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"il paziente!In nome di questa pazienza, aspetti…

La tua capacità espressiva mi lascia perplesso tutte le volte… è talmente ricca che  spesso mi mette quasi in imbarazzo. Sai esprimere allegria, malinconia, noia, stanchezza, curiosità, fame e tutto questo mi  porta a fare il più grande degli errori, considerarti umano. Invece no, non sei umano, per niente e forse è questa la cosa che ti rende ai miei occhi più meritevole di ammirazione.

Non sei cresciuto con me, non conosci la mia lingua, spesso sembri chiederti cosa mai vorranno dire quelle serie infinite di parole che costantemente tendo a rifilarti mentre mi sfogo con te di quello che non va nella mia vita eppure più di ogni altro sembri capirmi. Non sai parlare, ma ti sforzi sempre di comprendere cosa ti stia dicendo e quando mi fissi, con i tuoi occhi scuri comunichi con un solo sguardo quello che alcune persone non saranno mai in grado dire nell’intero arco della loro vita.

Hai la pazienza che nessun altro mai ha avuto e avrà con me, hai la voglia di assecondarmi e di accogliere con gratiduine ogni mia attenzione… e in nome di questa pazienza, aspetti…. e quando hai aspettato, aspetti di nuovo… con una devozione e una discrezione che metterebbero a disagio il più nobile tra gli uomini.

Mattia Marasco

Fonte: dogcoach.it

 

Sempre più compatti


Cesar MillanIl mondo della cinofilia continua la campagna di informazione atta a scoraggiare i comportamenti dannosi promossi da Cesar Millan.

Surfando in internet ho trovato il testo di una lettera che pubblico invitando tutti coloro che appoggiano la nostra filosofia ad inoltrarla agli indirizzi già in essa inclusi.
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martini_f@camera.it; enpa@enpa.it; comsviluppo@enpa.it; segreteria@csen-cinofilia.it; segreteria@enci.it; info@apnec.org; info@siua.it; info@fnovi.it; asetravet@libero.it

On. Francesca Martini
NATGEO
ENPA
CSEN CINOFILIA
ENCI
APNEC
SIUA
FNOVI
ASETRA

Oggetto:       Programma televisivo su NatGeo – Sky: “Dog Whisperer” con Cesar Millan

Spett.li Destinatari di questa lettera,

ci rivolgiamo a Voi che avete un forte potere mediatico, che divulgate cultura cinofila, emanate leggi, chiedete il rispetto dei vostri codici deontologici.

Ci rivolgiamo a Voi per chiederVi di agire e combattere anziché appoggiare o anche solo ignorare personaggi televisivi come Cesar Millan.

Questo soggetto tratta i cani con metodi barbari, usa collari a strangolo i cui danni a livello psico-fisico sono ben noti (per approfondire),  usa la forza e la sottomissione dove basterebbe migliore comunicazione, collaborazione, fiducia e affetto.

Cesar Millan non fa altro che mostrare al mondo come maltrattare un cane sottovalutandone l’intelligenza.

Usa il collare a strozzo per costringere il cane a fare ciò che non vuole: “O fai come dico io o ti strozzo.”

Porta i cani allo sfinimento, provoca in loro un livello di stress esagerato, dannoso e soprattutto inutile.

Li spaventa, li domina, ma soprattutto consegna nelle mani di ignari e fiduciosi proprietari delle bombe ad orologeria, animali che non si sa come potranno reagire lasciati solo con i loro proprietari.

Oggi si parla di zooantropologia-cognitiva proprio per dimostrare che il cane può apprendere tramite processi molto più complessi rispetto a rinforzi e punizioni.

Si considerano nuove dinamiche che non sono più solo quelle del branco/capobranco ereditate dal suo antenato lupo.

Oggi si parla di relazione, apprendimento, potenziamento delle capacità cognitiva e soprattutto non si parla più solo di Addestramento, ma di Educazione, perché questo deve essere.

Bisogna “Educare” cane e proprietario ad una civile convivenza reciproca e ad un civile rapporto con la società.

Molti nomi importanti della cinofilia (ne citiamo solo alcuni: Angela Stockdale, Clarissa Von Reihnart, Turid Rugaas, Ian Dunbar, Suzanne Clothier…..) hanno dedicato la loro vita a studiare e diffondere approcci, metodologie e strumenti che rendano la vita dei cani e proprietari più semplice grazie ad una migliore comunicazione.

Oggi abbiamo davvero la capacità di relazionarci con il nostro amico a 4 zampe nella maniera più idonea e nel pieno rispetto del suo diritto ad una vita serena.

Abbiamo leggi nazionali e comunali che tutelano il cane che non va in alcun modo maltrattato. Questo significa non usare strumenti di coercizione,  non sottovalutare la sua capacità di apprendere, considerarlo un compagno e non uno schiavo.

Ogni proprietario rispettoso ed amante del proprio cane dovrebbe conoscere alcune piccole nozioni per tutelare sia la propria incolumità che quella altrui.

Basta leggere testi importanti come: All’altro capo del guinzaglio, Patricia McConnell; Se le preghiere dei cani fossero ascoltate, Suzanne Clothier; I segnali calmanti, Turid Rugaas; La mente del cane, Bruce Fogle; L’intelligenza del cane, Stanley Coren; Pedagogia Cinofila, Roberto Marchesini; e altri e altri ancora….

….per capire che i vecchi metodi di sottomissione e coercizione devono essere aboliti.

Se vogliamo rispetto dal nostro cane non possiamo certo “pretenderlo”, dobbiamo guadagnarcelo.

Qui ci rivolgiamo in particolar modo all’On. Martini che tanto impegno sta mettendo per far si che le cose cambino.

Citiamo solo alcune delle cose contenute sul libro guida per il patentino, appena pubblicato:

“Tutti i sistemi di addestramento che implicano dolore fisico o frustrazione devono essere evitati: i cani dovrebbero vedere le sessioni di addestramento come un bel gioco. Per questo motivo è importante scegliere un professionista – educatore cinofilo, istruttore o addestratore – che impieghi metodi e strumenti compatibili con il benessere del cane.”

“Gli strumenti dolorosi o che creano disagio devono essere assolutamente evitati. Per questo è sconsigliato usare collari che provochino dolore.”

“L’aggressività è una condizione complessa e applicare il principio del leader o capobranco a tutte le situazioni nella quali il cane è aggressivo rischia di sottovalutare l’importanza di altri fattori che nulla c’entrano con la dominanza. La paura, lo stress e il disagio fisico sono importanti per spiegare moltissime reazioni dei nostri cani e quando l’aggressività è un modo di difendersi o un sintomo di ansia trattare il cane in maniera rigida, sgridarlo o punirlo può peggiorare la situazione…”.

Bene, il sig. Millan fa proprio tutto quello che non si deve fare.

Ora il suo programma va in onda in Italia e questo non è coerente con le nostre leggi.

I proprietari lo guardano, i proprietari lo imitano e pensano di risolvere tutto con un collare a strozzo e con la dominanza.  Questo è proprio quello che non vogliamo.

Abbiamo personaggi ben più validi sul territorio nazionale ed internazionale che portano avanti vera cinofilia e che andrebbero presi in maggiore considerazione.

Si definisce Best Seller un libro come quello di Millan e passa quasi inosservato un libro della Clothier o della Rugaas e tanti altri!

Certi del Vostro appoggio ed intervento, attendiamo di vedere sospesa la trasmissione in oggetto per tutte le motivazioni sopra esposte.

Distinti saluti,

Claire Chiaruzzi, Educatore Cinofilo SIUA e Operatrice in ZooantropologiaApplicata
Deborah Fratucello, Educatore Cinofilo CSEN & Medico Veterinario
Alessandra Mattaliano, Educatore Cinofilo CSEN
Paola Torri, Educatore Cinofilo CSEN
Laura Mai Educatore Cinofilo CSEN

Qui la firma di chi condivide e quindi spedisce la lettera

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