Il cane da “combattimento” nella psiche zoomafiosa


combattimento

L’articolo è del 2006: purtroppo la nostra psiche non cambia, l’argomento è attualisssmo e, con vergogna, coinvolge anche noi italiani (ndr).

Fonte:  Combattimenti tra animali – LAV 2006

Perchè additare come cani killer, razze pericolose, questi stupendi amici dell’uomo, che purtroppo pagano sulla loro pelle essere stati scelti da personaggi squallidi, privi di attributi, incapaci di gestirli e riversare su di loro tutte le proprie frustrazioni?

In psicologia si spiega la febbre dei combattimenti e delle scommesse con la ricerca di un gesto “grande”, di un momento di gloria da parte di persone che vivono in uno stato di costante umiliazione, impotenza e degrado che sognano continuamente un proprio atto eroico che non possono compiere, per incapacità, inettitudine o impedimenti sociali. Il possesso del cane da combattimento diventa un’esperienza di sostituzione: ciò che l’uomo non può ottenere può essere realizzato dal cane. In questa prospettiva l’animale assume una funzione simbolica, sostituendo quelle che una volta erano le insegne del potere e diventando portatore allegorico di forza, autorità e potenza. Non solo i soldi delle scommesse, quindi, ma anche gloria, potenza, bellezza. Si tratta di una trasfigurazione simbolica, di un appropriarsi di valori altrimenti negati. A vincere non è solo il combattente, ma entrambi, animale-uomo e animale-cane. Chi possiede un cane vincitore si “nutre” della sua grandezza, del potere che rappresenta. È il suo blasone animato.

Icombattimenton questo senso, anche la moda di possedere pit bull o altri molossi in voga nei ceti sociali più attigui alla criminalità, trova una possibile spiegazione. Il cane di un “uomo di rispetto” deve essere forte, dominante, un animale che incute rispetto e che lo proietta al suo proprietario. Il sociologo Franco Ferrarotti parla di status symbol che costano meno di una guardia del corpo. Le lotte cruente tra animali hanno degli estimatori che le considerano un vero e proprio “spettacolo” (si pensi, tra l’altro, al giro delle videocassette, e alla mania correlata di vedere e guardare gli incontri). Per costoro, assistere o partecipare a un combattimento può essere un “divertimento”, un “trattenimento”, un “gioco”, un “divertimento organizzato per far passare il tempo in modo ludico” oltre che per sperare nella vincita.Vi è una sorta di estetica della crudeltà, di attrazione per la sofferenza.

Per Kierkegaard, l’uomo come spettatore estetico è spinto a disinteressarsi addirittura della vita e della sofferenza dei suoi simili pur di godere uno spettacolo. “Anche il dolore si può spettacolarizzare, persino la morte, il dolore dei dolori, la madre di tutti i dolori (…) Nello spettacolo la morte viene trasformata e rappresentata come gesto eroico che sa di magnificenza. (…) Nello spettacolo la morte diventa amica, anzi, un’occasione per rappresentarsi e per essere in maniera più piena. Ecco la morte, una sorta di danza piacevole, un’occasione per esistere esistendo al massimo: la morte come erezione dell’esistenza prima della caduta flaccida”.

Secondo quest’accezione, quindi, i combattimenti, indipendentemente dal numero degli spettatori e dal valore “pubblico” dell’evento, possono essere considerati spettacoli (spettacolo: da spectaculum, derivato dal verbo spectare: guardare), o “gioco” inteso come “intrattenimento” regolato da norme convenzionali, il cui esito, legato spesso a una vincita di denaro, dipende dalla forza dei lottatori. “Gioco” che quanto più è crudele, tanta più attrazione suscita nel folle vortice del fascino della violenza. Le combinazioni dei comportamenti antisociali sono infinite (dato statistico comune è la tortura di animali), ma la caratteristica più profonda e universale di tutti gli psicolabili è l’assenza di rimorsi: non hanno il concetto di colpa, non hanno coscienza morale, o come asseriva Lattanzio “…. fanno per divertimento quello che fanno per delinquenza”. “Questa forma di godimento ha una sua genesi: trae origine dalla ricerca del brivido e dell’eccitazione, che diventa pressante soprattutto quando la vita quotidiana sembra non offrire stimoli vitali. (…) La ripetizione di esperienze quali uccidere gli animali indifesi, divertirsi a tormentarli, esaltarsi a massacrarli, conduce a una forma di godimento che sconfina nel sadismo, vale a dire nel piacere che nasce dal vedere l’altro che soffre.”

Il gusto che anima tali soggetti non può che essere quello di provocare dolore, sofferenza, terrore, morte. È gente che aspetta con ansia e impazienza il momento, disponibile per questo a correre il rischio di incappare nelle maglie della Giustizia, pur di gioire nel partecipare alla lotta, raggiungendo il piacere e facendo placare la tensione nel momento i cui l’animale perdente sanguinante viene raccolto e quello vincitore esibito. “Per quanto si cerchi, non vi è altro termine dal punto di vista psicologico che possa designare tutto ciò se non quello di sadismo, vale a dire piacere nel provocare sofferenza.

Di più: piacere nel provocare la morte, piacere misto a senso di potenza, perché se posso uccidere qualcuno vuole dire che sono più forte di lui e quindi il mio Io, bisognoso di conferme, va a ricercare e si nutre di questa cruenta iniezione di autostima”.


 

Una grigliata bestiale.


Grigliata sotto le stelle

 

Vacanze da sballo!


Guardate come si divertono i nostri cani ad Albisola Marina, presso il Bau Bau Village

Immagine anteprima YouTube
 

Spiagge vietate ai cani: spuntano i divieti comunali illegali


Roma (22 giugno 2009) Nei mesi estivi sulle spiagge italiane spuntano come funghi i cartelli contenenti il divieto di portare il nostro amico peloso in spiaggia motivando molto spesso tale divieto con questioni di igiene pubblica. Orbene attenzione che almeno la metà dei divieti che spuntano nei mesi estivi seppur messi dalle amministrazioni dei comuni rivieraschi sono illegali.

Infatti per poter vietare l’ingresso ai bagnanti con fido al seguito occorre che i comuni emettano un’ordinanza che preveda il divieto motivato, l’estensione oraria di tale divieto e che la medesima ordinanza firmata dal sindaco, da un ‘assessore delegato o dal comandante dei vigili urbani, e pubblicata sugli albi pretori dei singoli comuni, se manca solo una di queste indicazioni,l’ordinanza non è valida.

Ma non è tutto: infatti anche i cartelli che prevedono tale divieto devono recare sul retro il numero dell’ordinanza comunale di riferimento e la data di scadenza.
Altrimenti se pure in presenza di una ordinanza regolarmente firmata il divieto è da considerarsi nullo. Pertanto invitiamo tutte le famiglie ed i proprietari di cani che decidono di portare fido in spiaggia a verificare che esistano realmente le ordinanze e che i cartelli di divieto contengano le informazioni regolamentari
altrimenti qualunque richiesta di allontanarsi dalla spiaggia con il proprio cane fatta anche dai vigili è illegale e ogni eventuale multa impugnabile davanti al giudice di pace e quindi contestabile senza essere preventivamente pagata.

“Invitiamo tutti i possessori di cani che decidono di portare i loro animali in spiaggia a verificare la regolarità dei cartelli di divieto e se possibile a fotografarli con il telefonino specialmente se sono illegali come nella metà dei casi che ci vengono segnalati – ci dice Lorenzo Croce presidente AIDAA – è importante anche fare un salto in municipio per vedere se esiste la relativa ordinanza di divieto, sono molti infatti i comuni che si limitano a piantare i divieti sulle spiagge e ad incassare le relative, salate, multe senza aver emesso ordinanze o senza aver messo i cartelli di divieto regolamentari.
A fronte dell’illegalità diffusa da parte delle amministrazioni comunali,occorre che i cittadini imparino a difendersi e a far valere i propri diritti fino in fondo. Se si trovano situazioni
del genere chiediamo che ci vengano segnalate al servizio online segnalazione reati@libero.it  di AIDAA meglio se con foto allegata in modo che anche noisi intervenga contro questi che non esito definire come divieti-truffa”.

Fonte: AIDAA
Per info 3478883546-3926552051


 

Cani poliziotto morti per il caldo


cane poliziotto

Erano stati lasciati in auto sotto il sole

LONDRA
I due cani sono stati trovati morti all’interno di un veicolo privato fuori dalla sede centrale della polizia di Nottingham, nel centro dell’Inghilterra: ieri l’agente che aveva i due cani in consegna, e che era in servizio, li aveva lasciati nella sua auto in un parcheggio, sotto il sole cocente. In questi giorni in Gran Bretagna si registrano temperature record come 29° che, spiegano i responsabili della Rspca (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals), in un’automobile possono salire a 47°.

I due pastori tedeschi sono stati trovati poco dopo senza vita, probabilmente per l’eccessiva disidratazione. Il poliziotto non è stato sospeso, ma è adesso a casa per un periodo di aspettativa.

«È un tragico incidente – ha commentato il vice capo della polizia Peter Davies – diamo molto valore all’importante compito che i nostri cani poliziotto svolgono quotidianamente. E’ un fatto che ha portato un’immensa tristezza e choc a tutto il personale impiegato nella sezione cinofila».

Il portavoce della Rspca dice che le forze dell’ordine stanno cooperando sull’inchiesta che è stata aperta e aggiunge: «Sono sicuro che non sia stato il primo incidente e non sarà l’ultimo».

Nel giugno scorso la polizia di Nottingham aveva fatto un appello pubblico per ricevere in donazione pastori tedeschi per poter aumentare il numero di cani poliziotto. Oltre al dolore della tragedia, la perdita dei due cani è anche un danno economico per il dipartimento: addestrare un cane poliziotto richiede almeno 9 settimane di lavoro per un costo di circa 8mila euro. Nulla però in confronto al massimo della pena per chi ha causato tale sofferenza ai cani che in Gran Bretagna arriva sino a sei mesi di prigione e 23mila euro di sanzione.

(fonte: La stampa)

Come è potuto succedere? Non si sta parlando di una semplice dimenticanza! Ci si dimentica il potafoglio, il cellulare…come ci si può dimenticare di 2 cani. Nell’articolo non si può fare a meno di notare che viene quantificato il danno economico per la perdita delle due unità: infatti parlano di quanto costa l’addestramento. Anche dalle parole del vice capo della polizia trapela questa “priorità”: “diamo molto valore all’importante compito che i nostri cani poliziotto svolgono quotidianamente”.   Viene dato valore al compito che svolgono, non ai cani in quanto tali, in quanto esseri viventi, pensanti, collaboranti, cani che vedono un riferimento nel loro conduttore!

Di recente sono stata ad un convegno dove, tra gli altri relatori, ha parlato un addetto ai Servizi dei Reparti Speciali del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Il tema verteva proprio sull’utilizzo dei cani poliziotto, nello specifico dei cani antimina. Sono rimasta esterefatta, e con me tutta la platea, nel sentire dire che, nella ricerca degli esplosivi, li mandano avanti perchè… meglio sacrificare la vita di un cane a quella di un uomo!

Sono un’educatrice cinofila, sono di parte, amo gli animali ma riesco ad essere obbiettiva: se mi si parla di un episodio di vita quotidiana, come un proiettile sparato da un rapinatore che colpisce il cane piuttosto che il suo proprietario, sono pienamente daccordo. Ma come si può condividere la filosofia del relatore?
Si spendono miliardi di euro in cazzate tecnologiche, andiamo su Marte, scopriamo pianeti ma non siamo in grado di fabbricare dei robottini antimina? No! Si devono sacrificare i cani!

Non voglio fare di ogni erba un fascio, ci saranno sicuramente delle eccezioni ma, relativamente alla notizia trattata e a quanto sentito al convegno, credo che questi cani siano considerati solo degli strumenti di lavoro, oggetti dei quali servirsi. Per questo, e solo per questo, si può dare una spiegazione a quanto avvenuto: ecco perchè l’agente se li è dimenticati!!

Stante la descrizione delle varie testate giornalistiche, non posso fare a meno di essere così arrabbiata; potrei cambiare la mia opinione (oppure consolidarla) solo se sapessi quanto è veramente  successo.

Episodi come questo sono, purtroppo, all’ordine del giorno. Allora perchè me la prendo con questo poliziotto? Proprio per questo: perché è un poliziotto. Per  diventare conduttore cinofilo ha seguito una formazione specifica, pertanto motivazioni quali ignoranza, irresponsabilità, distrazione, scelleratezza, non possono, in questo caso, essere prese in considerazione

 

Cani, c’è chi pensa anche senza parole


Mirto I «quattrozampe» possiedono concetti simili ai nostri: una prova è la capacità di interpretare il linguaggio dei segni
ANGELO TARTARINI*

Robert Benchley, un noto umorista e scrittore americano, un giorno scrisse: «Ho conosciuto molti cani, soprattutto cuccioli, che manifestavano reazioni mentali anche stupide, ma quasi quanto quelle umane».

Come sappiamo, i cani manifestano affetto e molte possibilità interattive con l’uomo. Jack London le ha descritte superbamente. Se ne sono accorti anche alcuni psicologi, i quali, in alcuni casi, li utilizzano a scopi terapeutici con la «Pet therapy». Più di un secolo fa uscì un libro dal titolo «Animal Intelligence». Nonostante i tempi non fossero ancora maturi per affrontare un argomento come questo, l’autore, George Romanes, disse che gli animali potevano possedere livelli di coscienza elevati. Lo fece esprimendosi in termini di «coscienza». Si trattò di una vera rivoluzione.

Oggi diremmo che tutti i cani sono in grado di ragionare, analizzare fatti e problemi, di pianificare e comunicare con altri cani e anche con l’uomo. Diremmo anche che i cani, ….

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Una scampagnata? No, una lezione sul richiamo!


Cleo

Elena ha un problema: la sua golden Cleo, quando gioca con la sua simile Michelle, non ne vuol sentire di tornare. Stabilisco di fare prima un po’ di incontri a casa per valorizzare il rapporto tra loro e decido di tenere per ultimo “l’incontro decisivo”. Naturalmente, quando arriva il fatidico giorno c’è un tempo da lupi (guardacaso). Rimandiamo di una settimana e questa volta, nell’ora che precede il crepuscolo, splende ancora un sole caldissimo. Cleo è bella carica, Elena pure e io non sono da meno. Ci accompagna anche la mamma di Elena che ha assistito e partecipato attivamente a tutte le lezioni, già orgogliosissima dei risultati (a dire il vero è orgogliosissima di Cleo. Punto). Arrivate al “solito posto” incomincio a verificare se Elena, in queste settimane di lavoro insieme,  ha guadagnato punti. Tutto ok. Leiirrefrenabili chiama e Cleo torna. Più volte e Cleo torna sempre. Bene! Ma… arriva Michelle,  una meravigliosa cagnolina allegra, giocosa, vivace,  nello stesso tempo dolce e delicata con noi umani. Con lei la storia è diversa. Inizia un gioco irrefrenabile: salti, assalti, capriole, ruzzoloni, rincorse…. Elena mi dice “hai visto, te lo avevo detto…” In effetti Cleo è diventata sorda. Non esiste più niente, solo Michelle. Ma… Chiedo ad Elena di giocare a nascondino. Io, la nonna e Massimo, il papà di Michelle, facciamo finta di niente. E anche i cani fanno finta di niente; continuano il loro incessante gioco. A distanza consiglio qualche piccolo trucchetto che ritengo utile per loro. Finalmente Cleo si accorge che manca qualcuno, qualcuno di importante, ma veramente importante. E no, dov’è? Incomincia a Michellecercare, fiuta il terreno, fiuta l’aria sempre più freneticamente; Michelle la segue ma Cleo non ha più tempo per lei. Elena viene trovata: baci abbracci e leccate. Faccio ripetere il gioco più volte: man mano Cleo torna sempre più velocemente. Elena quasi non ci crede. la nonna è orgogliosissima, io anche; Massimo non si pronuncia ma credo sia bene impressionato. Il mio lavoro con loro si è concluso con questo bellissimo incontro. In queste settimane di corso Elena è stata bravissima: giocando con Cleo in modo mirato, è riuscita a rendersi interessante e indispensabile ma, cosa più importante, ha imparando a conoscere profondamente il suo cane, le sue esigenze e il suo linguaggio. Questo consentirà ad entrambe di avere un rapporto sereno, privo di inutili arrabbiature.  Contenta di quanto abbiamo costruito insieme, le saluto baciandole – quadrupedi comprese – certa che non ci lasceremo la conoscenza alle spalle.

 

Prendiamola con filosofia.


Affronta qualunque cosa stressante come un cane.. Se non puoi mangiarla o giocarci, semplicemente facci sopra la pipi' e passa oltre!!
Affronta qualunque cosa stressante come un cane… Se non puoi mangiarla o giocarci, semplicemente facci sopra la pipi’ e passa oltre!!
 

“Guardami negli occhi (quando mi abbandoni)


Dalla genialità di Giorgio Panariello, unita al suo grande amore per gli animali, nasce questo magico racconto fotografico: immagini tenerissime e divertenti come solo gli amici a quattro zampe sanno essere.

Questo libro è una struggente riflessione su uno dei misteri più commoventi del regno animale: l’amore sconfinato che un cane riesce a trasmettere al suo padrone.
Ma è anche uno strumento di denuncia, un tassello importante nella campagna contro la pratica infame dell’abbandono dei cani nella quale Panariello è schierato da anni in prima linea.
Infatti il libro sostiene La Squadra per gli Animali, di cui Giorgio Panariello è il Presidente onorario .
La Squadra , Capitanata dal Presidente Elena Metti è un progetto che rappresenta un’assoluta novità di unione di forze. Nasce per dare una risposta concreta al problema del soccorso degli animali in difficoltà e vede per la prima volta la collaborazione delle maggiori associazioni animaliste nazionali: Animalisti Italiani, Enpa, LAV e Lega Nazionale per la Difesa del Cane. Uniti per vincere, dalla parte degli animali e dei cittadini.

 

“Non abbandonate gli animali” Parola di Paolo Belli (e di tanti vip)


Il simpatico mattatore di ‘Ballando con le stelle’ sostiene la campagna della Lav per la prevenzione del randagismo, a cui dedica il  nuovo brano. E nel video canta con tanti ‘ospiti illustri’, da Marcorè a Frizzi, da Licia Colò al Trio Medusa (video alla fine dell’articolo)

Paolo Belli e il suo Pippo Roma, 24 giugno 2009. “Una piccola bestia di razza di cane” è la nuova canzone dedicata al miglior amico dell’uomo, interpretata da Paolo Belli, con cui l’artista ha deciso di sostenere la campagna della Lav (www.lav.it) contro l’abbandono di animali e per la prevenzione del randagismo e altre iniziative in difesa dei diritti degli animali.

Presentato  a Roma da Paolo Belli – presente la LAV – il brano è accompagnato da un videoclip che racconta, attraverso gli occhi del protagonista a quattro zampe, una fuga che diventa anche viaggio e scoperta. Alla realizzazione del video hanno partecipato Neri Marcorè, Pierfrancesco Favino, Tosca D’Aquino, Daniela Poggi, Licia Colò, Fabrizio Frizzi, Giulio Golia, Il Trio Medusa, Irene Fornaciari, Arianna Ciampoli e Raffaele Vannoli, con la regia di Fabrizio Brocchieri e Antonio Gullo.

Il brano, inserito nel CD “20 anni” di Paolo Belli e nella scaletta del suo tour estivo, racconta la storia vera di un cane di quartiere strappato al suo ambiente e ai suoi affetti e trascinato….

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