Una conoscenza bestiale


articolo animalinformaAd un corso frequentato agli inizi del mio percorso formativo ha partecipato una femmina di Husky che da cucciola era stata vittima di un incidente. Il trauma riportato le aveva fatto perdere l’uso di un occhio e delle zampe posteriori.  La sua proprietaria aveva preferito non raccogliere i consigli che le suggerivano la soppressione dell’animale. In barba al destino l’ha chiamata Gioia è l’ha munita di un ausilio a rotelle che le permettesse la deambulazione. Non ricordo che età avesse il cane quando ha partecipato al corso di educazione ma ricordo come sia stato possibile farle fare buona parte delle attività previste dal corso stesso. Grazie alla conoscenza delle sue capacità cognitive ed al corretto approccio da adottare abbiamo tutti visto ed imparato come un cane, anche se privato di una parte importante della sua motilità,  possa condurre una vita decorosa ed attiva. Valorizzare la sua mente e tenerla attiva gli consente un impegno pari a quello fisico, lo gratifica e sopperisce alla mancanza di attività motoria alla quale è obbligatoriamente costretto a rinunciare.
Fino a qualche anno fa questo non sarebbe stato possibile. L’addestramento del cane prendeva in considerazione solo l’aspetto performativo (l’esecuzione di comandi) e per questo Gioia non avrebbe potuto avere una vita serena o, forse, non avrebbe proprio vissuto. Fortunatamente tutto è in evoluzione e con l’avvento del metodo cognitivo-zooantropologico si è scoperto un nuovo modo di vivere con il proprio cane, valorizzando la sua diversità e abbandonando quel deleterio retaggio culturale che lo considerava un essere inferiore.
In due parole ecco perchè approccio “cognitivo-zooantropologico”:
- cognitivo: la mente del cane è attiva ed elaborativa e i comportamenti ne sono la sua espressione
-  zooantropologia: è la scienza che studia il rapporto tra l’uomo e le altre specie e si propone di far conoscere la straordinaria importanza della relazione con gli animali. In cinofilia l’incontro delle due entità uomo-cane dà frutto ad un rapporto teso a valorizzare, arricchire ed equilibrare tale relazione. Fornisce gli strumenti per capire a fondo il proprio cane e farsi capire da lui. Il cane non viene più considerato un soggetto passivo, “utilizzato” per vari scopi ma partecipa attivamente alle varie attività della famiglia che nel rispetto della sua diversità gli offre un corretto e coerente stile di vita.
Questo metodo non utilizza coercizione né maniere brusche ma non per questo è inefficacie. La sua applicazione richiede molta fermezza e coerenza condite però di gentilezza. Mette in risalto la mente dell’animale, favorisce l’apprendimento attraverso esperienze e conoscenze, favorisce la collaborazione piuttosto che la dominanza e, tramite la conoscenza del comportamento  permette di migliorare e raggiungere ottimi livelli di comunicabilità. La COMUNICAZIONE è il  principio su cui si fonda ogni relazione di successo. Noi e i nostri cani parliamo lingue diverse e fino a quando non impareremo la loro, continueremo a comunicare l’incomunicabile. Gli innumerevoli episodi di aggressività sempre più alla ribalta, non sono da imputare ad “una mancanza di polso”, come qualcuno crede, ma proprio ad una mancanza di comunicazione, causa di relazioni improprie.
La maggior parte di voi che in questo momento mi legge, conosce già questo metodo e ne è già stata testimonial. Lo ha amato, apprezzato ed ha sognato di applicarlo. Chi ha letto o visto i film  “Zanna Bianca”, “Il Richiamo della Foresta”, ed altri dello stesso filone, avrà disapprovato chi voleva ottenere dei risultati esercitando violenza e avrà approvato chi invece li otteneva con dedizione, pazienza, amore, entrando in sintonia con l’animale (mi piace definire Jack London  pioniere del metodo e della moderna educazione cinofila).
Il romanzo “L’uomo che sussurrava ai cavalli” di Evans, è una dimostrazione di questo modello educativo e chi si è commosso per la magica atmosfera di comprensione e rispetto che si creava tra i due protagonisti, chi si è commosso per quello scambio di sguardi intensi, testimoni di una raggiunta armonia, inconsapevolmente ha apprezzato proprio questo metodo che oggi si avvale degli studi di etologia, antropologia, psicologia, pedagogia, neuroscienze e biologia..
Entrare in sintonia con il proprio cane è molto gratificante. Se vi capita di osservarlo e di chiedervi “chissà cosa pensa”, se sentite che tra di voi potrebbe esserci qualche cosa di più, se non vi giustificate alcuni suoi comportamenti, potete trovare le risposte che cercate con l’aiuto di professionisti che si avvalgono di questo metodo e che vi accompagneranno nella scoperta del vostro cane e, sorprendentemente, di voi stessi.

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5 Commenti

  1. Ok grazie infinite! Domani con calma do un’occhiata al sito…. esatto la relazione è proprio quello che affascina anche a me.

  2. Grazie Mattia. Questo mio articolo in effetti ha incontrato l’approvazione di molti.
    Io ho frequentato molti corsi e mi sono specializzata nella relazione, pur approfondendo anche l’addestramento. Il maggior refere per l’approccio cognitivo zooantropologico e sicuramente la SIUA – Scuola di Interazione uomo-animale. Sul sito potrai trovare vari percorsi.

  3. Che post stupendo! Non ho parole… mi sono perso leggendolo… bellissimo.

    Te che percorso hai fatto in queste materie? Io vorrei proprio provare a vivere a pieno questa filosofia, studiandola e approfondendone gli aspetti ma mi rendo conto che ho una preparazione culturale a monte che è di tutt’altro settore.

    Come potrei fare secondo te?

  4. Dalla tua descrizione sarà sicuramente stato un cane felice. State sereni per questo.

  5. So cosa intendete per zooantropologia, comunicazione, ecc. L’ho provato con la mia cucciola di rottweiler; è arrivata a casa che non la si poteva tenere, un mare di guai, ecc… Con le coccole e le carezze, accompagnate da pazienza e fermezza, la mia piccola terrorista è diventata di una dolcezza unica, obbediente, fedele e devota, la mia ombra, ci leggevamo negli occhi e lei intuiva cio che pensavo …strano? No questa è comunicazione. Partecipava alla mia vita sociale anche se avevo trenta, quaranta o più persone in casa, lei non poteva mancare, era impossibile lasciarla da parte, amava la compagnia dei miei amici, ma era assolutamente un cane da difesa e da guardia. Tutti mi chiedevano se era addestrata, ed io rispondevo no, ha fatto tutto da sola. La piccola terrorista attraverso l’amore era diventata una rottweiler equilibrata…..era si era perchè due mesi fa, dopo più di 9 anni di simbiosi, è morta ed io e la mia famiglia siamo inconsolabili.

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