Articoli con tag ‘fedeltà’

ANIMAletti


Enzo, Fluffy and Co: ecco i nuovi Marley

Dalla Fiera del libro di Torino i nuovi protagonisti delle pagine a quattro zampe. Una libreria in costante crescita

Una scena del film «Io&Marley», con Jennifer Aniston, tratto dal libro di John Grogan
Una scena del film «Io&Marley», con Jennifer Aniston, tratto dal libro di John Grogan

MILANO – Potenza del grande schermo. Le avventure del labrador combinaguai che ne fa passare di ogni colore a Jennifer Aniston e Owen Wilson hanno colpito nel segno. Non è un caso se «Io & Marley», il libro di John Grogan, che ha debuttato negli Usa nel 2005 e ha fatto la sua comparsa in Italia l’anno successivo, sia stato ancora uno dei titoli più maneggiati nello stand della Sperling & Kupfer alla Fiera del libro di Torino, che ha chiuso i battenti nei giorni scorsi. E lo era anche perché presente in doppia versione: quella tradizionale, ma con la copertina riadattata in funzione film, con il quattrozampe che tiene in bocca una scarpa rossa dal tacco a spillo che nella prima versione non c’era (un riferimento esplicito a «Il diavolo veste Prada», diretto dallo stesso regista di «Io & Marley»); e quella deluxe, con copertina cartonata e vellutata e ampio supplemento fotografico interno.
ARRIVANO GLI «ANIMA-LETTI» – Il libro di Grogan ha aperto una strada e, soprattutto, ha ottenuto un successo planetario. Molti autori hanno cercato ora di incamminarsi su….

link all’articolo del Corriere della Sera del 26.5.09

 

La fede di fido


Quando si parla di una favola si pensa a una storia inventata, a qualcosa di irreale. La storia che vi racconto è invece un fatto realmente accaduto, parla di un cane di nome Fido ed è ambientata nella bella valle del Mugello.
Carlo Soriani, un operaio di Luco del Mugello, un paese vicino a Borgo San Lorenzo, al tempo della seconda guerra mondiale trovò in un fosso un cucciolo di cane ferito. Soriani lo raccolse e lo portò a casa sua dove gli prestò le prime cure e gli dette anche una cuccia.

Il cagnolino, una volta guarito, si affezionò così tanto al suo nuovo padrone che ogni giorno si recava alla fermata della corriera per aspettare il suo padrone che tornava a casa dal lavoro. Un terribile dicembre del 1943, durante i bombardamenti aerei avvenuti su Borgo San Lorenzo, Carlo Soriani morì.

fido

Fido non perse la speranza di veder tornare il suo buon padrone e per ben 14 anni (5110 volte) si recò puntualmente all’arrivo della corriera ad aspettare, purtroppo inutilmente, che l’operaio scendesse. La guerra finì, le condizioni di vita si modificarono ma il fedele Fido, nonostante fosse invecchiato, ancora ogni giorno si presentava alla fermata della corriera e aspettava. Nel 1957 il sindaco di Borgo insignì Fido della medaglia d’oro, con grande commozione della moglie di Soriani, presente alla cerimonia. Il 9 giugno del 1958 Fido morì: fu seppellito vicino alla tomba del suo padrone Carlo Soriani, nel cimitero comunale di Luco del Mugello. Il comune di Borgo San Lorenzo decise di ricordare questa straordinaria storia di amore e fedeltà e dette incarico allo scultore sestese Salvatore Cipolla di realizzare una statua in bronzo del cane. La statua si trova tuttora collocata in Piazza Dante, a fianco del palazzo municipale di Borgo San Lorenzo.

Una curiosità: esiste ancora il filmato originale della consegna della medaglia al cane Fido. E’ custodito negli archivi in bianco e nero dell’istituto Luce e lo si può vedere all’indirizzo www.archivioluce.it (per vederlo è necessario registrarsi)

 

Con gli occhi di Argo


“Cambio casa!”

Oggi sono venuti a prendermi i mie nuovi proprietari. Hanno guardato i miei scegli mefratelli, me e sono rimasti li indecisi su chi scegliere. Io li ho aiutati andando loro incontro e salutandoli gioiosamente. Li ho chiamati con il mio famoso “abbaio festoso” ed hanno subito capito, mi hanno preso in braccio e scelto, credo che andremo d’accordo e che non ci vorrà molto a spiegargli come ci si comporta e sicuramente impareranno velocemente. Quanta gente intorno a me! Sono quattro e tutti mi accarezzano e mi parlano. Sarà necessario insegnarli il mio linguaggio, altrimenti non riusciremo a capirci. Quando li avrò conosciuti di più ve li presenterò. Credo sia arrivato il momento dei saluti. Finalmente conoscerò la mia nuova casa….. Mi stanno portando verso una strana gabbia dove tutti entrano e si mettono seduti… Quale sarà il mio posto? Il portabagagli? Il sedile posteriore? Una scatola? Le braccia di uno di loro? Sono stato fortunato, mi trovo in braccio…

Continua a leggere »

 

Il cane di Odisseo


Mentre questo dicevano tra loro, un cane
che stava lì disteso, alzò il capo e le orecchie.
Era Argo, il cane di Odisseo, che un tempo
egli stesso allevò e mai poté godere nelle cacce,
perchè assai presto partì l’eroe per la sacra Ilio.
Già contro i cervi e le lepri e le capre selvatiche
lo spingevano i giovani; ma ora, lontano dal padrone,
giaceva abbandonato sul letame di buoi e muli
che presso le porte della reggia era raccolto,
fin quando i servi lo portavano sui campi
a fecondare il vasto podere di Odisseo.
E là Argo giaceva tutto pieno di zecche.
E quando Odisseo gli fu vicino, ecco agitò la coda
e lasciò ricadere la orecchie; ma ora non poteva
accostarsi di più al suo padrone. E Odisseo
volse altrove lo sguardo e s’asciugò una lacrima
senza farsi vedere da Euméo; e poi così diceva:
” Certo è strano , Euméo, che un cane come questo
si lasci abbandonato sul letame. Bello è di forme;
ma non so se un giorno, oltre che bello, era anche veloce
nella corsa, o non era che un cane da convito,
di quelli che i padroni allevano solo per il fasto “.
E a lui, così rispondevi, Euméo, guardiano di porci:
” Questo è il cane d’un uomo che morì lontano.
Se ora fosse di forme e di bravura
come, partendo per Troia, lo lasciò Odisseo,
lo vedresti con meraviglia così veloce e forte.
Mai una fiera sfuggiva nel folto della selva
quando la cacciava, seguendone abile le orme.
Ma ora infelice patisce. Lontano dalla patria
è morto il suo Odisseo; e le ancelle, indolenti,
non si curano di lui. Di malavoglia lavorano i servi
senza il comando dei padroni, poi che Zeus
che vede ogni cosa, leva a un uomo metà del suo valore,
se il giorno della schiavitù lo coglie “.
Così disse, ed entrò nella reggia incontro ai proci.
E Argo, che aveva visto Odisseo dopo vent’anni,
ecco, fu preso dal Fato della nera morte.

(Odissea libro XVII, versi 290-329)

 

Ode al Cane – Pablo Neruda


Il cane mi domanda e non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda senza parlare
e i suoi occhi sono due richieste umide,
due fiamme liquide che interrogano e io non rispondo,
non rispondo perché non so,on posso dir nulla.
In campo aperto andiamo uomo e cane.
Brillano le foglie come se qualcuno le avesse baciate a una a una,
sorgono dal suolo tutte le arance
a collocare piccoli planetari su alberi rotondi come la notte, e verdi,
e noi, uomo e cane, andiamo a fiutare il mondo,
a scuotere il trifoglio, nella campagna cilena,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si ferma, insegue le api, salta l’acqua trepida,
ascolta lontanissimi latrati, orina sopra un sasso,
e mi porta la punta del suo muso, a me, come un regalo.
É la sua freschezza affettuosa, la comunicazione del suo affetto,
e proprio lí mi chiese con i suoi due occhi,
perché é giorno, perché verrá la notte,
perché la primavera non portó nella sua canestra
nulla per i cani randagi,
tranne inutili fiori, fiori, fiori e fiori.
E cosí m’interroga il cane e io non rispondo.
Andiamo uomo e cane uniti dal mattino verde,
dall’incitante solitudine vuota nella quale solo noi esistiamo,
questa unitá fra cane con rugiada e il poeta del bosco,
perché non esiste l’uccello nascosto, nè il fiore segreto,
ma solo trilli e profumi per i due compagni:
un mondo inumidito dalle distillazioni della notte,
una galleria verde e poi un gran prato, una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici, la vita che procede, respirando, crescendo
e l’antica amicizia, la felicitá d’essere cane e d’essere uomo
trasformata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe
e una coda con rugiada.