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Una buona fede dannosa per i cani.


cane a catenaDei clienti mi hanno consultata perchè il loro pastore tedesco di 2 anni è diventato ingestibile. Come sempre ho fissato un appuntamento presso il loro domicilio per valutare la situazione e approfondirla. Effettivamente il cane era agitatissimo. L’ho trovato legato alla cuccia con una corda di circa 2 metri.
Questa scelta deriva da un’indicazione data dal loro precedente addestratore che, per preservare la salute del cane. ha consigliato di non farlo bagnare nei mesi più freddi (cosa giustissima). Il cane vive costantemente fuori casa e, data la realtà abitativa della famiglia, per riuscire a seguire il consiglio, nei giorni di pioggia Jack viene legato. Questo non è un modo di vivere adatto al cane e non favorisce certo la sua tranquillità, al contrario lo esaspera. I clienti mi hanno anche raccontato che il cane è stato addestrato  con il vecchio metodo coercitivo che vede l’animale obbligato a mettersi a terra, a camminare al piede, non tirare al guinzaglio  ecc. ecc. Strapponi e strattoni a go go, tutto gestito con il collare a strozzo e un guinzaglio cortissimo. Sicuramente l’addestratore era in buona fede ma non posso fare a meno di rilevare l’incoerenza di questo metodo che da una parte vuole preservare la salute del cane e dall’altra la penalizza andando a infierire brutalmente sul suo apparato scheletrico e muscolare. Microfratture e microlesioni potrebbero essere l’eventuale causa futura di problemi di deambulazione, artrosi ed altro ancora. A noi umani capita lo stesso. Lesioni non curate adeguatamente, sono causa di dolori, portano a malformazioni della parte sollecitata, provocano ispessimenti che ci fanno assumere posizione antalgiche; con l’andare del tempo la patologia diventa cronica. Non per niente anche le micro fratture vengono ingessate. A differenza nostra il cane non può dirci se e dove sente male quindi, qualunque cosa accada al suo corpo, verrà consolidata col tempo, oltre – ovviamente – a creargli grave disagio e sviluppare paura nei confronti di chi lo costringe a subire. Questo non dovrebbe mai verificarsi tra il proprietario e il suo cane tra i quali dovrebbe invece instaurarsi un rapporto fonte di piacevolezza, benessere e collaborazione.
Pensateci se volete addestrare il vostro cane. Fate un’indagine prima di scegliere il professionista a cui affidarvi: indirizzatevi verso chi, alla peggio, utilizza i collari in nylon.  Allontanatevi da chi afferma che il cane va dominato ma prendete in seria considerazione chi vi spiegherà che con le buone maniere si ottiene tutto e utilizza la pettorina.

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pettorina

pettorina consigliata

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, faccio una breve premessa: la pettorina non risolverà il problema del cane che tira al guinzaglio.  I cani ci trascinano per mille motivi, indipendentemente dallo strumento utilizzato: tirano perché seguono delle tracce olfattive, sono curiosi,  vogliono conoscere i loro simili, devono inseguire una potenziale preda (magari una semplice foglia che vola), tirano perchè hanno paura e vogliono allontanarsi da quanto li spaventa o perchè involontariamente gli abbiamo insegnato a farlo, perchè hanno 4 zampe invece di due e per altre mille ragioni ancora.  A non tirare lo imparano e noi dobbiamo insegnarglielo nel rispetto della loro natura  (dove guinzagli e affini non esistono),  consapevoli delle loro esigenze e considerando le loro motivazioni. La pettorina è lo strumento che evita ai cani danni fisici, provocati dal tradizionale collare nel momento in cui tirano o strattonano; basti pensare a quando incidentalmente scattano o si lanciano in avanti. Il collo è una parte molto vulnerabile e viene anche utilizzata dai nostri amici per instaurare una corretta comunicazione, quindi l’utilizzo della pettorina evita ai cani dei veri e propri malintesi sociali e ci permette di educarli tutelando la loro salute, sia fisica che psichica. La pettorina, insieme ad amore, pazienza e coerenza, ci permetterà di raggiungere risultati sorprendenti.

questo modello lascia completa libertà di movimento e non comprime punti delicati

questo modello lascia completa libertà di movimento e non comprime punti delicati

Riassumiamo gli 8 buoni motivi per utilizzarla:
• Lascia libero il collo
• Non provoca dolore
• Non provoca danni fisici
• Il cane è più rilassato
• Gli permette di comunicare liberamente
• Migliora l’andatura perché l’attacco del guinzaglio è posto sul baricentro del cane
• Gli consente maggior libertà di movimento
• Favorisce la fiducia nel proprietario e  migliora la relazione

Quale modello usare:
in commercio ve ne sono di vari tipi: sono sconsigliate quelle che stringono le scapole quando il cane tira e quelle che passano intorno alla zona ascellare, provocando uno sfregamento spiacevole e doloroso.
Sono invece da prediligere le pettorine ad H, così denominate per la forma che prendono quando sono tutte aperte. . Questo brevetto consente di
- “vestire” il cane senza manipolargli le zampe,
- è regolabile in 5 punti e assicura una perfetta adattabilità al corpo,
- l’anello per l’aggancio al guinzaglio è posto in zona caudale; questo, insieme alla conformazione della pettorina, permette una trazione distribuita esclusivamente sullo sterno e sul torace, non limita quindi i movimenti e non provoca senso di costrizione e sfregamenti.

Nel video seguente, nel quale la mia Lola è co-protagonista, potrete vedere meglio la sua applicazione.

Buone passeggiate a tutti.

 

Collari e collari a strangolo


collare addio!!

collare addio!!

Il loro uso sui cani risale alla notte dei tempi. Sono talmente comuni e scontati che non si riflette sui danni fisici che provocano.
Considerati dagli addestratori strumenti per inibire comportamenti come tirare al guinzaglio e costringere il cane a sedersi, a mettersi a terra, a camminare al piede, agiscono sulle basi di un solo principio: dominare avvalendosi di dolore e paura.
Gli studi dell’ultimo decennio hanno dimostrato la loro inefficacia, inadeguatezza e dannosità per la salute sia fisica che psichica del cane.
Quando vengo interpellata dai clienti perché il loro cane tira al guinzaglio, non mi si presenta mai solo un problema da risolvere. Sovente sono associate paura e aggressività, a volte da imputare proprio all’uso del collare: i cani camminano con la coda tra le gambe rasentando i muri o sono aggressivi o particolarmente reattivi nei confronti di altri cani o persone.
Prendiamo prima in considerazione i problemi fisici che possono insorgere (anche nell’arco del tempo):
o Lesioni ai vasi sanguigni dell’occhio
o Danni a trachea ed esofago
o Gravi traumatismi della colonna cervicale
o Svenimenti
o Paralisi temporanea delle zampe anteriori
o Paralisi del nervo laringeo
o Atassia degli arti posteriori
L’analisi dei danni causati dal collare a strozzo ha mostrato che alcuni cani presentavano una dislocazione vertebrale mentre altri avevano subito danni permanenti ai nervi. Ancora, una condizione chiamata sindrome di Horner, talvolta causata da traumatismi del collo, provoca disturbi agli occhi e paresi facciale.
I difensori del collare a strozzo spesso ne consigliano l’uso sui cani fin da giovane età. Al contrario proprio sugli animali giovani vi è un maggior rischio di lesioni gravi e permanenti.
Si dimostra pertanto che tale metodica si rivela non solo controindicata ai fini dell’educazione del cane, ma concretamente pericolosa.
(http://www.asetra.it/?Comunicati_Asetra%3AArchivio_Comunicati_2005)

Ora esaminiamo gli effetti sul comportamento:

L’etologia canina è arrivata alla conclusione che il collo del cane riveste un ruolo di fondamentale importanza nell’ambito del comportamento sociale.
Se mettiamo al nostro cane il tradizionale collare, ci troveremo immediatamente in una situazione di precarietà: il cane percepisce, infatti, ogni tiro e strattone come gesto di estrema minaccia.
I cani usano la presa al collo per procurarsi il serio rispetto dei loro simili. Noi umani usiamo lo strattone al collo col guinzaglio in modo inconsapevole e spesso anche come provvedimento educativo, vale a dire come rinforzo negativo. Il cane però non riesce a capire il significato di questo gesto, perché i cani tra loro non si educano alla condotta del guinzaglio. Con ogni tiro e strattone al collo il cane si pone la domanda del rispetto, che però rimane senza risposta, dato che noi umani non ci rendiamo neanche conto dell’effetto sociale di questo provvedimento per il cane. A questi nostri strattoni bruschi il cane reagisce in maniera tipica “da cane”: o impara col tempo ad ignorare il tiro al collo e a tirare sempre di più diventando quindi aggressivo, oppure ne rimane così impressionato e spaventato che pur di non provare questa spiacevole sensazione al collo, è restio ad andare in avanti. Questi impulsi vengono resi ancora più negativi e nocivi con l’uso di collari a strozzo, con aculei, muniti di elettroshock, ecc.
(Gudrun Feltmann v.-Schroeder su www.welpentraining.de e tradotto dal tedesco da Anja Demetz).

Il collo del cane è quindi una zona estremamente sensibile: al suo interno passano fasci muscolari, vene,  nervi, strutture ossee che possono venire gravemente danneggiate da qualunque tipo di collare.
Inoltre il cane utilizza il collo e la testa per comunicare con gli altri cani, cosa che gli viene inibita dal momento in cui indossa il collare.

Vogliamo aiutare il nostro fedele compagno? Vogliamo rendergli piacevole la passeggiata? Vogliamo lasciargli un po’ di libertà di comunicazione? Vogliamo preservarlo da problemi fisici e farlo “invecchiare” in piena forma? Vogliamo valorizzare la relazione e il rapporto con il nostro cane?

BENVENUTA PETTORINA!!…. (link all’articolo)


(foto dell’articolo tratta da “design.fotoblog.it”)

 

Che cosa sarà mai successo alla parola “dominante”?


di  L. David Mech  (link all’articolo originale)
lupacchiotti david mechL’aggettivo “alfa” o “dominante”, riferito ai lupi, ha una lunga storia alle spalle. Per molti anni libri e articoli sui lupi hanno parlato di maschio e femmina alfa, o della coppia alfa. In saggi meno specialistici il termine è ancora tuttora in uso. Comunque, acuti osservatori hanno notato un ribasso di questo trend negli ultimi anni. Per esempio, in un lungo articolo sull’accoppiamento dei lupi, diciannove importanti biologi, sia europei sia americani, non hanno mai usato il termine “alfa”. L’articolo, intitolato “The Effects of Breeder Loss on Wolves” (Gli effetti della perdita di esemplari riproduttori sui lupi) fu pubblicato nel 2008 in un inserto del Journal of Wildlife Management. Nel libro di 448 pagine pubblicato nel 2003 da Luigi Boitani e dal sottoscritto, “Wolves: Behavior, Ecology and Conservation” (Lupi: comportamento, ecologia e conservazione), scritto da ventitré autori, la parola “alfa” compare solo sei volte, e solo per spiegare il motivo per cui il termine è obsoleto. Che cosa significa tutto ciò? Questo mutamento della terminologia riflette un importante cambiamento nel modo di pensare riguardo ai comportamenti sociali del lupo. Piuttosto che ritenere un branco di lupi un gruppo di animali organizzati, con un esemplare (o una coppia maschio-femmina) che lotta per divenire “capobranco”, la scienza è giunta alla conclusione che la maggiore parte dei branchi dei lupi non è nient’altro che nuclei familiari, formatisi esattamente come le famiglie umane. Ovvero, lupi adulti di entrambi i sessi, provenienti da diversi branchi dispersi, girovagano finché non si trovano l’un l’altro; in un’area priva di altri lupi e con prede adatte, si corteggiano, si accoppiano e generano i loro cuccioli.
A volte, questo processo …

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