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INTOSSICAZIONE DA PIANTE


Articolo di Sara Ceccarelli – Medico veterinario

nel granturcoI nostri cani, soprattutto se molto giovani, sono animali curiosi, intraprendenti e, a volte, ansiosi di conoscere il mondo che li circonda mediante l’ingestione di tutto ciò che appare nuovo, profumato e interessante: in poche parole appetitoso. Questo atteggiamento, unito al fatto che fisiologicamente spesso tendono a “brucare” per poter usufruire della fibra contenuta nei vegetali, li porta episodicamente a rischiare di ingerire piante intere, foglie, semi, fusti o bulbi che risultano tossici fino a divenire, qualche volta, mortali.

Purtroppo l’abitudine a masticare qualsiasi cosa trovino non è caratteristico solamente dei cuccioli nel periodo della dentizione, indubbiamente più a rischio, ma anche del cane adulto che si annoia o che sente la necessità di “liberarsi” rimettendo o aumentando la rapidità di transito delle feci nell’intestino. Non risulta, inoltre, che i nostri ausiliari abbiano una particolare capacità di distinguere le piante “salutari” da quelle potenzialmente velenose.

Fortunatamente, fatta eccezione per pochi vegetali estremamente tossici (come ad esempio oleandro, ricino, tasso…), in grado di uccidere un cane anche se ingeriti in quantità estremamente limitate, è veramente raro che l’assunzione di una modica quantità di tali vegetali possa determinare quadri clinici estremamente gravi e non risolvibili con quello che risulta l’unico presidio medico attuabile nel corso di queste intossicazioni: la terapia sintomatica. Raramente esistono, infatti, degli antidoti a questi veleni naturali.

Le piante che sono pericolose per i nostri cani appartengono sia a specie comunemente reperibili in campagna, nei parchi e giardini cittadini, ma anche a quelle che comunemente ornano appartamenti e uffici.

Come già evidenziato, per gran parte delle specie vegetali, solamente l’assunzione di una notevole quantità determina intossicazione; per questo gli allarmismi non sono necessari ma, se si presentano i sintomi di seguito indicati, e abbiamo il ragionevole sospetto della loro causa, è sempre utile riferire tutto ciò al veterinario, prima di attuare qualsiasi rimedio casalingo nel tentativo di disintossicare l’animale (farlo rimettere, dare del latte…), dato che talvolta tentativi di cura inappropriati possono aggravare il quadro sintomatologico.

La panoramica qui di seguito offerta …..

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Massima attenzione: avvelenamento da Cycas Revoluta, pianta ornamentale casalinga


cycas revolutaUn’importante segnalazione in merito alla tossicità  della pianta ornamentale Cycas Revoluta, è stata inviata alla Fnovi (Federazione Nazionale ordini Veterinari italiani) dal Centro antiveleni dell’Ospedale  Cà Granda Niguarda.

I  sintomi iniziali di avvelenamento sono troppo generici e pochi sanno che  tutte le parti della pianta sono tossiche. per informazioni più approfondite: lavoro scientifico

“A partire dal 19 giugno 2009, a differenza di quanto osservato negli anni trascorsi, si sono registrate 9 richieste di consulenza tossicologica relative ad esposizione a Cycas revoluta; di queste, 7 riguardavano esposizioni animali, per un totale di 10 cani dei quali, ad oggi, 3 sono morti. Le esposizioni a cycas sono iniziate, secondo il nostro archivio, nel 2007, anno in cui si sono verificati i primi 5 casi certi, sempre in cani, con esito quasi sempre infausto: 3 dei cani sono morti, uno è sopravvissuto mentre del quinto, che aveva sicuramente riportato un danno epatico, non si hanno informazioni certe. La Cycas revoluta Thunb., nota anche con il nome di Sago Palm, al pari di altre palme appartenenti alla famiglia Cycadaceae è potenzialmente mortale per gli animali da compagnia. Queste piante ornamentali, molto diffuse, contengono composti tossici (la B-metil-L-alanina (BMAA), il glicoside cicasina, ed una terza tossina con elevato peso molecolare non ancora identificata) che possono causare vomito e diarrea, depressione del SNC, convulsioni ed insufficienza epatica. Il principale responsabile della sindrome gastrointestinale e del danno epatico conseguenti all’ingestione di cycas è il metilazossimetanolo (MAM), l’aglicone della cicasina; questa molecola ed i suoi derivati sembrano esercitare anche un’azione cangerogena, mutagenica e teratogena.
cycas revolutaA causare i sintomi neurologici potrebbero invece essere il BMAA, un amminoacido non proteico agonista dei recettori del glutammato, e la tossina non identificata che, nel bovino, sembra provocare la paralisi degli arti posteriori. Tutte le parti della pianta sono velenose, ma i semi o “noci” contengono la maggiore concentrazione di tossine: l’ingestione di anche uno o due soli semi può produrre gravi problemi, per cui è indicato intervenire tempestivamente in caso di ingestione da parte degli animali domestici. Come premesso, dal 2007 ad oggi dall’analisi della Casistica del Centro Antiveleni di Milano sono emersi 16 casi di intossicazione da cycas (semi o gambo) nel cane, 6 dei quali con esito infausto. Stando a quanto osservato e ai casi riportati in letteratura, i primi sintomi insorgono normalmente poche ore dopo l’ingestione, con numerosi episodi di vomito e diarrea, grave congestione delle mucose, sete intensa e abbondante salivazione; a questi seguono, dopo qualche giorno, i primi segni dell’insufficienza epatica la quale può anche portare alla morte del soggetto.
In alcuni casi si osservano anche manifestazioni secondarie all’insufficienza epatica, dalle coagulopatie, all’encefalopatia epatica, all’insufficienza renale. Non è ancora stato chiarito se la grave depressione del SNC, che talvolta si verifica, sia un effetto diretto delle due neurotossine della cycas o se sia anch’essa conseguenza del danno epatico. Gli esami ematochimici hanno rilevato alterazioni nella bilirubinemia, elevate concentrazioni sieriche di transaminasi, lieve linfocitopenia, trombocitopenia e leucocitosi. Vivaisti, architetti del verde e talvolta gli stessi veterinari sono purtroppo quasi sempre all’oscuro della elevata tossicità di questa specie. Si segnala come la mortalità riferibile a questa specie sia per i cani estremamente elevata, specialmente in considerazione del fatto che non sono disponibili terapie antidotiche (attualmente le terapie disponibili sono unicamente la precocità dell’intervento di decontaminazione ed il supporto delle funzioni vitali). Inoltre, poiché l’insufficienza epatica inizia a manifestarsi solo alcuni giorni dopo l’ingestione, è fondamentale monitorare costantemente i livelli dei marcatori di funzionalità epatica ed i segni precoci di eventuali effetti secondari legati all’insufficienza epatica, predisponendo una valida terapia di supporto. Soprattutto, è indispensabile rendere nota la tossicità delle diverse parti della pianta, in modo da evitare qualsiasi contatto con gli animali.

autore: Ufficio stampa Fnovi