- La tratta dei cuccioli: un business tra 300 milioni di Euro


Immagine anteprima YouTube

Arrivano in Italia illegalmente. Buttati dentro piccole gabbie e stipati dentro tir. Centinaia alla volta. Un business che fa guardagnare a chi lo pratica più di 300milioni di euro all’anno. Cani, gatti, ma anche ermellini e altri animali. Dalle frontiere italiane arriva di tutto e di più. Spesso senza che nessuno se ne accorga. Animali maltrattati, seviziati con una sola caratteristica in comune. Essere appena nati.

LA TRATTA- E’ la tratta dei cuccioli. Provenienti dalle regioni dell’est da “cucciolifici” spesso irregolari. I piccoli vengono strappati alla madre in tenerissima età e costretti a 30/40 giorni di vita a subire lo stress di un lungo viaggio attraverso varie nazioni. Lunghi percorsi a cui in pochi sopravvivono. Solo i più fortunati. Il loro viaggio lo trascorrono rinchiusi in scatole di cartone e gabbiette schiacciate nei bagagliai delle auto o nel cassone di un furgone, senza cibo ne’ acqua. Perchè ognuno di loro, venduto in Italia, fa guadagnare al trafficante almeno tre volte tanto rispetto a quanto avrebbe raccimolato nel suo paese.

Poi arrivati in Italia, i cuccioli, vengono usati nei modi più disparati. I cani vengono cippati e messi in vendita sulle bancarelle di fiere e mercati in Italia. Gli altri o usati per le loro pellicce o esposti nelle vetrine delle vie cittadine. E non solo nel nostro paese. La stessa cosa accade in Francia, Spagna e Belgio.

Una sorte che però non riguarda tutti: si calcola infatti che circa il 50 per cento dei piccoli clandestini muoia durante il tragitto o subito dopo l’arrivo a destinazione. Per malattia.
Una tortura legalizzata, ma milionaria. Uno sfruttamento alquanto redditizio stando alle stime sul business delle importazioni che parlano di un giro d’affari di circa 300 milioni di euro, solo per quanto riguarda i cani. Come si arriva a queste cifre è presto detto: un cucciolo straniero sui mercati occidentali varrebbe assai poco, non essendoci molte garanzie sulla qualità dei processi di allevamento, sulla purezza della razza, sul rispetto delle procedure igieniche e sanitarie. Circa 100, al massimo 200 euro. E’ tuttavia sufficiente qualche piccola contraffazione ai documenti per dare immediatamente al cane o al gatto una “cittadinanza” italiana, moltiplicandone così il valore anche di venti volte. Così un cagnolino che all’estero varrebbe qualche centinaia di euro arrivato in Italia arriva a costare anche mille euro.

LE DENUNCE- Molti, moltissimi i blog in rete che raccolgono le denunce dei cittadini. Centinaia le lettere che arrivano alla Lav. Solo poche decine i cani sequestrati nei negozi. Per la maggior parte invece c’ è un triste destino. Raccontato dalle parole di dolore e di amarezza di chi, dopo averli portati a casa, li ha visti morire. Non senza sofferenza. Come racconta Alberto : “Il mio cane è morto tre giorni dopo averlo portato a casa.
Aveva una parvirosi. Ha sofferto molto. Ed io mi sentivo impotente. E il commerciante mi ha detto che avrei avuto diritto alla sostituzione della merce” o come Giulia “ L’avevo comprata in un negozio specializzato. Mi hanno anche proposto cure dal veterinario di fiducia del negoziante. Forse per nascondere tutto. Ma solo quando è morto ho capito perché. Aveva il cimurro”. E ancora: ” Il mio Cloe aveva una strana tosse – racconta Gigia44- Ma il negoziante mi aveva detto che era normale. E invece dopo qualche giorno ci ha lasciato. Aveva il cimurro. Ma quando sono tornata dal negoziante, l’unica cosa che mi ha proposto è stato un cambio merce, come se fosse una cosa”. Già l’animale come un oggetto. Che si può sostituire. Ed è proprio la legge a consentirlo con il diritto al recesso. Sette giorni per riportare il cucciolo difettoso, o morto, al mittente. E averne un altro in sostituzione.

LA LAV- In piazza proprio contro la tratta. Per adottare a distanza uno dei cuccioli salvati dalla LAV, vittime proprio del traffico perché dietro un cucciolo in vetrina può nascodersi il traffico. Se scegli di vivere con un animale, dai una possibilità a chi si trova in un canile o in un’oasi felina.
Solo così non incentiverai lo sfruttamento degli animali per motivi commerciali. Per fermare questo scempio – dice Gianluca Felicetti, presidente della Lav – occorre rafforzare le forze di polizia addette ai controlli e fare in modo che vengano emessi ordinanze e regolamenti comunali contro le mostre di animali e il loro commercio ambulante, dove possono facilmente celarsi i cuccioli importati illegalmente”.

RISCHIO MALATTIE- Non è però soltanto una questione di nazionalità. Indipendentemente dalla provenienza e dalla purezza della razza, che a volte viene certificata anche da pedigree che come tutto il resto sono a loro volta contraffatti, lo stress fisico e psicologico a cui sono sottoposti questi animali tolti alle madri prima dell’avvenuto svezzamento, e l’impossibilità di somministrare loro le adeguate vaccinazioni, fa sì che questi acquisiti si rivelino in fin dei conti anche dei pessimi affari: non è raro, infatti, che essendo animali deboli sviluppino malattie quali cimurro, endoparassitosi, micosi, parvovirosi e rogna, come emerge anche dai resoconti della Fnovi, la Federazione nazionale dell’ordine dei medici veterinari italiani.

LE RAZZE PIU’ RICHIESTE- Quanto alle razze, la più soggette all’importazione clandestina sono il Carlino, lo Shi-tsu, il West Higlands Terrier, il Beagle. Ma solo perché sono tra le più richieste: in realtà le cosiddette “Puppy Mills” sono in grado all’occorrenza di sfornare cuccioli di ogni tipo, per assecondare le mode e le richieste del mercato.

Fonte: affaritaliani.it – Autore: Floriana Rullo

Tags: , , , , , , , ,  

Lascia un commento

I commenti per questo post sono chiusi.