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Pelliccia di cani e gatti


cuccioli da indossarePrimi freddi, nuovi acquisti di cappotti e soprabiti pesanti. Come evitare di acquistare bordi di pellicciotto dei nostri amati animali domestici? Ecco come riconoscerli: nomi, etichette e norme generali.

L’utilizzo di qualunque pelliccia è deprecabile, ma in Italia è addirittura illegale commercializzare capi d’abbigliamento con pelli e pellicce di cani o gatti. Eppure, può capitare di trovarne. Ogni inverno i giornali se ne occupano. Tutte le denunce presentate finora sono state archiviate. Se la legge non ci presta attenzione, facciamola noi.

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Capi firmati col sangue.


Da regalare o acquistare per se. Oggi non possiamo più dire “non lo sapevo”. L’informazione arriva dalle più svariate fonti che svelano le atrocità nascoste dietro un bel capo di abbigliamento: dalla pelliccia alle più semplici giacche con le bordure in pelo. Mi piacevano tantissimo …PRIMA!! Ora ho regalato tutto. Quando le indossavo mi sembrava pesassero tonnellate. Quei bei giromanica, quei bei cappucci con il bordo vaporoso, i guanti tanto eleganti, gli stivali tanto caldi!!. Oltre a ermellini, volpi, castori, visoni  vengono impiegati anche cani e gatti in particolare proprio per gli inserti.  L’alternativa è il sintetico, altrettanto coreagrafico e caldo (forse anche di più).

Maestri per eccellenza di questo commercio e di queste barbarie sono i cinesi che sempre più mi domando se appartengono alla razza umana. Il video che vi propongo non è tra quelli pii scioccanti, si può visionare fino in fondo: lascia spazio ad interrogativi, amarezza, schifo verso il genere umano.

Con questo post non voglio additare o condannare chi si veste con questi capi: ognuno è libero di scegliere, l’importante è farlo consapevolmente. Ai polsi, sul collo, alle caviglie, ai polpacci forse c’è Fufi, Paco, Lola, Pegghi, Fido. E’ macabro?…Sì forse sì. Ma realista. Purtroppo veramente realista. Come muoiono? Male, veramente male: scuoiati vivi e lasciati agonizzare fino all’ultimo respiro.

Mente sto scrivendo Lola è acciambellata nel suo fagiolo, respira lentamente, ogni tanto mi lancia un’occhiata poi si riappisola. La guardo… mi alzo e mi sdraio vicino a lei, la coccolo, l’accarezzo e, porca miseria, piango.

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